TRAMA
Il cronista sportivo Al Stump è ingaggiato dal campione di baseball Ty Cobb per scrivere la sua autobiografia. È incerto se raccontare la verità o la leggenda.
RECENSIONI
Non è un film sportivo ma il resoconto di un dramma umano. Non è una biografia ma un film sulle biografie. Se la mediocrità esige degli eroi, la grandezza cerca gli uomini: Al Stump, infine, ha deciso di "stampare" la verità, le ombre, i segreti di un uomo che cerca l'agiografia come un peccatore in cerca di gratuita beatificazione. Ty Cobb parla di grandiosità fondata sui record sportivi, sull'intransigenza, sul comportamento eccentrico, megalomane, "leggendario". Stump la rinviene nel dolore e la grinta per lenirlo, nel rifiuto dei compromessi, della compiacenza. Violento, alcolizzato, razzista, misogino, simpatica carogna, figlio di puttana intrattabile, Cobb ha creato il deserto intorno a sé e si vanta del "Tanti nemici, tanto onore". Stump intuisce la sofferenza dietro una maschera che asseconda per convenienza, poi per pietà, infine per un'intima ammirazione verso il "Bigger than life" che si (s)confessa in punto di morte e ostenta fino alla fine uno spirito combattivo/competitivo immane, forgiato nel trauma (la madre uccise il padre), metabolizzato di fronte al pericolo (il gioco del treno), temprato in anni di tracotanza, rabbia implosa, sfide continue alla Signora con la falce che lo vuole portare all'Inferno. Genio, follia e malvagità, forse, convivono nell'enormità dei Citizen Kane e dei Patton d'acciaio: la verità l'ha vista solo Cobb, proiettata nel filmato d'epoca della propria coscienza.
