Drammatico, Recensione

CLEAN

Titolo OriginaleClean
NazioneFrancia, Canada, U.S.A., U.K.
Anno Produzione2003
Durata110'
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio

TRAMA

Dopo il suicidio del compagno, rockstar in declino, Emily deve ripulire la sua vita da droga e disperazione se vuole rivedere il figlio, in affidamento ai nonni paterni.

RECENSIONI

Clean, pulito, è il contrario di junkie, tossico. Non è soltanto questione di droga, ma, soprattutto, di immagini. Come è possibile ripulire il corpo (filmico) dai veleni sintetici, dai fumi industriali, dalle reti imprigionanti di una dipendenza fisica ed economica? Come è possibile riconsegnare il cinema alla sua purezza visiva, alla sua libertà narrativa, alla sua indipendenza? Questi i quesiti che interessano davvero Olivier Assayas. Sotto, e dentro, la storia di Emily (una Maggie Cheung frastornante), vedova eroinomane che cerca di disintossicarsi per recuperare il piccolo Jay, spinge un’altra urgenza: quella di liberare il cinema dalle regole ammorbanti dell’industria dello spettacolo e restituirlo allo scavo limpido, cristallino dei sentimenti. Il cineasta francese ci riesce. Alla perfezione. Gira con un’eleganza figurativa ed una padronanza dei tempi drammatici da stordimento. Riduce le riprese in continuità ed i piani sequenza, sue cifre stilistiche, frammentando l’azione e concentrandosi sui dettagli marginali, particolari leggermente decentrati che illuminano il senso della situazione con chiarezza folgorante. Spalleggiato dal direttore della fotografia Eric Gautier, dà vita ad un universo visivo straordinariamente mobile, pulsante, capace di aderire simbioticamente all’orizzonte esistenziale dei personaggi come di allontanarsi improvvisamente dai loro corpi, dipingendo squarci di disperante estraneità. Filma i dialoghi declinando lo schema del campo/controcampo con una sensibilità stupefacente, riuscendo ad entrare immancabilmente nelle pieghe emotive del momento e a scavare con sofferta lucidità nelle cicatrici interiori dei caratteri. E riceve da Nick Nolte, nei panni di Albrecht, una tra le più intense, profonde e toccanti interpretazioni attoriali che abbiano mai impressionato una pellicola. Il cinema è di nuovo puro. Clean.

N.B. - Ho visto la versione originale, nella quale si parlano tre lingue: inglese, francese e cantonese. La voce di Nolte in questo film è tra le manifestazioni sonore più sublimi che abbia mai sentito. Rabbrividisco al solo pensiero dello scempio omologante/appiattente. Trattasi di film non doppiabile. Per nessuna ragione al mondo. Magnifica la performance dei Metric in "Dead Disco": doppieranno anche quella?