TRAMA
New York: Lafayette fa il tecnico luci per un museo delle cere e per un gruppo teatrale di femministe che lo violentano. Un amico gli affida uno scimpanzé e lui lo adotta.
RECENSIONI
Le opere allucinate, aliene e feconde di Marco Ferreri possono sempre essere lette (viste) in due modi: lasciandosi trasportare dalle evoluzioni semi-surreali dei suoi racconti, apprezzandone le invenzioni, le stranezze, le situazioni spinte o inedite che approdano al grottesco, l’immaginario che non ha eguali. Oppure, si può andare oltre e coglierne, se possibile e se un minimo intellegibili, i significati di ciò che mette in scena come simbolo, metafora: quest’opera, purtroppo, soffre di un’ambiguità criptica che rischia di impoverire anziché allargare la complessità delle chiavi di lettura. Titolo e voraci femministe suggeriscono il tema del decadimento della figura maschile nella società moderna, gli uomini sono “persi” e c’è un virile King Kong abbattuto (nel noto film cadde per amore di una donna). Come sempre, però, Ferreri non si può esaurire in un solo leitmotiv: la riflessione potrebbe allargarsi alla lotta per il potere tout-court, andando oltre le differenze di genere. Lo scimmione a Terra, allora, s’appaia a quest’insolita New York vista solo da lontano, a rappresentare, forse, l’intero crollo della civiltà umana, suggerito anche dal nome dello scimpanzé Cornelius, citazione de Il Pianeta delle Scimmie (dove, appunto, l’uomo perde tutto il potere). Gran premio speciale a Cannes.