Fantascienza, Mockumentary, Sala

CHRONICLE

Titolo OriginaleChronicle
NazioneGran Bretagna/ U.S.A.
Anno Produzione2012
Durata84'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Tre liceali dotati di poteri paranormali fanno un’incredibile scoperta che porterà lo sviluppo delle loro capacità oltre l’immaginazione. Mano a mano che imparano a controllare le loro abilità e a usarle per i propri benefici, le loro vite cominciano a sfuggire al controllo e il lato oscuro prende il sopravvento.

RECENSIONI

L'incipit con macchina da presa a mano piuttosto tremula lascia presagire il peggio: l'ennesimo mockumentary a basso costo che promette coinvolgimento e tensione giocando con gli stereotipi e invece ne rimane invischiato. Invece Chronicle, del giovanissimo Josh Trank (classe 1985), riesce nell'impresa di dare nuovo vigore al formato e nuova linfa a un genere, quello dei supereroi, solitamente destinato a grandi budget. L'originalità è proprio nell'abbinamento dei super poteri con le sgranature pseudo amatoriali. Un po' come era successo per il genere horror con The Blair Witch Project o il recente Paranormal Activity, o con quello catastrofico tramite Cloverfield e con il comico demenziale attraverso Borat. L'idea di base è sempre quella di facilitare l'immedesimazione proprio grazie alla tecnica low-profile utilizzata. Lo scopo, far perdere le certezze o, comunque, produrre un senso di smarrimento. Alcuni esempi furbastri hanno giocato su questi aspetti tentando proprio di creare dubbi circa la falsità di quanto rappresentato. Esemplare, al riguardo, il bluff di I’m Still Here, spacciato come fedele resoconto del vero declino di Joaquin Phoenix. Non è questo il caso di Chronicle, che si limita a trasformare un film di supereroi in un falso documentario. Lo spunto è l'isolamento e la fissazione per la nuova videocamera da parte del giovane protagonista, loser incattivito da una vita poco complice (padre violento e alcolista, madre malata terminale) che trova nel nuovo supporto l'opportunità di circuire il grigiore del presente. Le cose cambieranno decisamente quando, insieme al cugino e a un nuovo amico, sarà contaminato da una strana entità fosforescente che gli trasmetterà poteri sovrumani, come la capacità di volare e spostare oggetti con la forza del pensiero. Un po' quello che succede a Peter Parker quando viene morso dal ragno radioattivo: pur restando intimamente ciò che era diventa un'altra persona.

Come gli illustri predecessori ci insegnano esiste una diretta proporzionalità tra superpoteri e responsabilità. Che fare, quindi, dei nuovi e inaspettati talenti? Usarli a scopi personali, ludici, di accrescimento della propria autostima, oppure convogliarli verso qualcosa di più grande, a favore della collettività? La rabbia, il disagio e la mancanza di solide figure di riferimento del protagonista non consentono un allargamento degli orizzonti, ma le rivalse avranno breve durata. Se il percorso può sembrare convenzionale, la realtà barcollante e fuori fuoco offre invece notevoli spunti di interesse, proprio per la capacità di sfruttare il mezzo con abilità, creando quel coinvolgimento che immagini pulite avrebbero probabilmente ridotto. Eccezionali gli effetti speciali calati in una dimensione quotidiana che accrescono notevolmente l'impatto del film. Al riguardo il finale è davvero spettacolare ed emotivamente forte. Il merito è anche di una sceneggiatura (di Max Landis, figlio del celeberrimo John) efficace nel curare la progressione degli eventi e di interpreti perfetti per valorizzare personaggi comunque ben delineati già in fase di scrittura. Unico neo, per gli amanti del mezzo, la scaltrezza con cui la regia giustifica il continuo riprendersi del protagonista e l'arditezza di taluni punti di vista. Se alcune trovate sono davvero creative (la macchina da presa oggetto dei poteri telecinetici che si solleva e svolazza in libertà), altri casi (a cominciare dalle riprese dell'amica blogger del cugino per arrivare ad alcuni campi e controcampi "sospetti" nella resa dei conti finale) utilizzano il mezzo in modo funzionale (lo spettatore ha modo di capire cosa succede) ma anche artificioso.