Horror

CHRISTMAS WITH THE DEAD

TRAMA

Natale si avvicina e con esso l’Apocalisse: complice un’improvvisa tempesta di fulmini, è scoppiata un’epidemia di cannibalismo dalla quale, però, non tutti sono stati colpiti. Come Calvin, che corre il rischio di diventare il pranzo natalizio dell’amata moglie. Al suo fianco, ad aiutarlo a sfuggire alla brama di carne di quelle che una volta considerava persone care, un nuovo, bizzarro amico, amante della dance music e dei fucili. Per Calvin, però, il problema più grosso è un altro: prima dell’arrivo della fine del mondo aveva promesso alla figlia di decorare casa con le luci più belle che avesse mai visto. E non può certo deluderla (dal catalogo del TFF).

RECENSIONI


Crossover grottesco-demenziale tra L’ultimo uomo della terra e Zombi girato con pauperismo cormaniano, Christmas with the Dead non è un film sul quale sparare a zero con divertita supponenza: basato su un racconto di Joe Lansdale e sceneggiato da suo figlio Keith, l’horror natalizio diretto da Terrill Lee Lankford esibisce a tal punto le proprie finalità di intrattenimento emoludico da scoraggiare reazioni inutilmente e inopportunamente intransigenti. Certo, il gioco coi cliché dello zombie movie si annoda spesso in situazioni di sconfortante pochezza (la moglie infetta tenuta in cattività e cibata come un cagnolino), ma, quanto meno episodicamente, alcune trovate coniugano demenzialità e riflessività con una certa efficacia (i due sopravvissuti salgono sul tetto e, alzando la musica a tutto volume, osservano i morti viventi agitarsi in una sorta di dead rave: è la memoria del divertimento a richiamarli e indurli a ballare). E l’esibita, anacronistica grossolanità degli effetti (su tutti l’iniziale tempesta di fulmini) flirta così sfacciatamente col comico involontario da provocare un brivido di complicità. Niente di entusiasmante o particolarmente significativo, beninteso, ma gridare allo scandalo o scagliarsi rabbiosamente contro un horror low-low-budget che, anziché atteggiarsi a fustigante pamphlet o congegno metanarrativo, mostra apertamente i propri limiti produttivi ed estetici sarebbe, questo sì, davvero inquietante.