Commedia

C’ERA UNA VOLTA UN MERLO CANTERINO

Titolo OriginaleZil pevcij drozd
NazioneURSS
Anno Produzione1970
Genere
Durata77’

TRAMA

Tbilisi, Georgia: suonatore di tamburo in un’orchestra sinfonica, Guja è un perdigiorno che dimentica gli appuntamenti e fa il filo ad ogni ragazza che incontra.

RECENSIONI

Musica, Matematica, Cinema: le tre passioni (studiate a fondo) di Otar Ioseliani. La presenza di un suonatore di tamburo, in un’orchestra, s'avverte solo di rado: sintomatico per Guja, instabile variabile matematica che moltiplica se stesso nel tempo per perderlo, protagonista cinematografico fuori di sé, anzi, degli altri. Tutti lo piantano, tutti lo cercano. La sua socievolezza asociale lo riempie di contatti superficiali che vanno in cortocircuito all'evidenza del suo distacco, della sua inaffidabilità, della sua pigrizia indaffarata. Per personaggi di questo tipo il destino crudele è sempre in agguato (vedi gli "avvertimenti": la caduta massi, il tombino), braccio armato di una geometria sistemica della Natura (della società umana, della Repubblica Sovietica?), disturbata da questi esseri di "passaggio", restii ad entrare nell'ingranaggio (il meccanismo dell'orologio inquadrato in chiusura), spaventati dalla finitudine, in fuga dalle regole del gioco che puniscono un'assenza improduttiva ma che non sanno come comportarsi con l'assente che garantisce la propria presenza al momento giusto. Raffinato e sottile sarcasmo in una favola lieve, anarchica (indi censurata dal regime comunista), sfuggente, orizzontale ovvero gujana (georgiana…), pregnante proprio perché determinata a non radicarsi in qualsivoglia climax dimostrativo.