Avventura, Recensione, Storico

CENTURION

Titolo OriginaleCenturion
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione2009
Durata97'
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio

TRAMA

[Film non uscito nelle sale italiane] Britannia 43 d.C. Il legionario Quintus Dias, sopravvissuto a un attacco da parte della resistenza locale dei Pitti, raggiunge la Nona Legione Romana che, per ordine del console Agricola, ha il compito di sedare i focolai di rivolta nel territorio.

RECENSIONI

Una guerra senza onore, senza causa. 
L’esplicita connessione con la politica contemporanea, trasfigurata nel mitico imperialismo dell’antica Roma, è di sicuro l’aspetto meno interessante di Centurion, perché pigramente ancorato a un’ampia convenzionalità (sviluppo narrativo, tipizzazione dei personaggi) che non riesce a rinnovare un messaggio più che sfruttato. Di facile lettura quest’ultima opera di Marshall, ferrea nel ribadire la sua idea di cinema e di umanità, poco propensa a riconfigurarsi all’interno di una poetica che sembra rimasta fossilizzata nella sua opera migliore: The Descent.
I richiami sono di chiara evidenza, in un assolo tematico e visivo che, sebbene non manchi di soluzioni ben costruite (l’imboscata dei Pitti), perde forza nei canoni del genere e nella polemica ideologica verso le istituzioni, troppo poco incisiva e superficiale se messa in parallelo con la pessimistica regressione della violenza. Qui sta l’aspetto di maggior impatto, il cavallo di battaglia del regista, intenzionato a spodestare l’epica in senso lato (solo a tratti) per una dirompente accettazione action-meccanica della natura dell’uomo, brutale, feroce, spontanea e a suo agio nella carneficina della guerra. Gli scontri non sono mai gestiti secondo l’afflato avventuroso tanto consono all’immaginario di riferimento, ma piuttosto finalizzati al dettaglio gore, spezzettato da un pesante montaggio che ne gestisce la continuità metaforica. Ad ogni stacco un relativo spruzzo di sangue.

La Britannia è familiare, pervasa dallo stesso clima che avvolgeva i Monti Appalachi durante la spedizione speleologica in The Descent. Luogo ancestrale, riflesso delle pulsioni nascoste dell’animo umano, la natura selvaggia è il personaggio principale in Centurion, piena di insidie e visivamente impossibile da controllare (la nebbia è ormai una marca d’autore).
Nella soffocante caccia al romano che presto diventerà caccia alla minoranza (il manipolo multirazziale di superstiti), l’unica oasi la ritroviamo in colei che mantiene intatte, senza radicalismi, le radici della tradizione: la negromante Arian. Un orizzonte consolatorio che non sfugge all’inevitabile purezza del singolo che, con posticcia solennità, celebra l’immobilità storica, dove l’utopia della fuga e la riconciliazione con la morale si limita unicamente alla resa idealistica. Anche il  terrore/ismo dei Pitti  è motivato sì da una buona causa, ma non si libera lo stesso da una condanna generale della guerra (e della Guerra) che vede trionfare l’aspetto più buio e vero dell’essere umano.

Dopo l’horror e l’omaggio epidermico a Carpenter con Doomsday, Neil Marshall sonda un altro terreno, il film d’avventura storica, che ripropone come ibrido fra la sua pellicola d’esordio, Dog Soldiers, in cui parimenti sfruttava gli scenari naturali (soprattutto i boschi) e lo stesso Doomsday per i segni fumettistici di guerrieri pittoreschi e situazioni sopra le righe: la nemesi degli eroi (curioso siano i romani: a loro viene fornita la lingua inglese, mentre i pitti parlano un gaelico antico sottotitolato anche in originale) è, infatti, una ragazzina incazzata e muta, temibile e sanguinaria, all’interno di un film in costume dall’approccio realistico. In realtà, sfrondato dei riferimenti storici e degli Annales di Tacito, il film va goduto come puro genere di caccia, con i pitti che rincorrono per tutta la durata i superstiti romani fra montagne innevate e foreste nebbiose (splendidi i paesaggi in campo lungo). Sangue digitale a parte, è un eccitante racconto cruento (l’amato orrore torna nei macabri dettagli di ferite, decapitazioni e torture), di dolore, vendetta e scampati pericoli, con personaggi simpatici (il Brick di Liam Cunningham) all’insegna di un cinema classico (tutto già visto, soprattutto nel cinema western) che, alla fine, sorprende per il proprio sottotesto (prima assente) attraverso un colpo di scena che unisce i reietti di entrambi i popoli in guerra e guarda al futuro pacifico dell’isola. Basterebbe, poi, guardare il recente L’Ultima Legione per innalzare all’opera un santuario.