
TRAMA
L’esercito ingaggia lo sceriffo McCabe, che conosce bene i Comanche, per riportare a casa i civili che quest’ultimi hanno rapito nel corso degli anni. Ma McCabe è un cinico approfittatore e lo farà solo dietro ricompensa da parte dei parenti.
RECENSIONI
Dal romanzo “Comanche captives” di Will Cook, con temi “western” che il cinema ha già sfruttato, su tutti il difficile ritorno dei bianchi rapiti da bambini e la figura della “guida” riluttante. Potrebbe essere, infatti, il seguito di Sentieri Selvaggi, con revisione critica del suo scontro culturale bianchi/indiani, non foss’altro che lo sceneggiatore è lo stesso: il Frank Nugent che conosce bene il gusto tutto irlandese di John Ford per l’amicizia virile (magnifica la sequenza di Stewart e Widmark con sigaro in bocca, confidenti sulla riva del fiume) e la sensibilità femminile, assecondandone anche la distonia quando deborda nella caricatura o accosta registri opposti senza soluzione di continuità (il dramma di Stewart crudele con la ragazza in cerca del fratello/la scazzottata comica di Widmark a seguire). Nonostante il tipo cinematografico di James Stewart sia perfetto per gli standard fordiani, è la prima volta che girano un film insieme e, paradossalmente, con una parte cinica, fra il simpaticamente riprovevole e lo scetticamente buffo. Il regista dichiarò di non sentirsi del tutto in sintonia con il racconto e i suoi personaggi, invece sono proprio le insolite (per Ford) annotazioni pessimiste o tragiche (la scena del ragazzo selvaggio messo in gabbia, le conseguenze feroci dello scontro fra culture) a rendere la materia più potente, senza contare che la galleria di caratteri è portentosa, sin dalle prime battute con umanità maschile di bontemponi, ubriaconi, gentiluomini, duri e giusti (sceriffo e soldati), bacchettati e rimessi in riga dal femminino (la proprietaria del saloon). Di insolito c’è che la tipica commedia umana alla Ford si trasforma in un amaro ritratto dell’intolleranza e della meschinità dei bianchi, di cui fanno le spese un’indiana che, a un certo punto, alza fiera il capo e si difende, e un ragazzo che, al contrario, finirà vittima di un’ipocrisia che preferisce giustiziare chi non è conforme al desiderato. Come se si sentisse in imbarazzo per aver girato tante scene tragiche, Ford, ancora di punto in bianco, chiude con la commedia sentimentale.
