Animazione, Recensione

CATTIVISSIMO ME

Titolo OriginaleDespicable Me
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2010
Durata95'
Tratto daUn racconto di Sergio Pablos
Scenografia

TRAMA

Gru è cattivo, anzi cattivissimo. E vuole dimostrare di essere il più cattivo di tutti… rubando la luna.

RECENSIONI

Cattivo come il pane

Questa volta è il turno del cattivo.
Sgomitando per un posto nel redditizio universo dell'animazione un nuovo gruppo di produttori (legati alla Universal) si pone esplicitamente sulla linea Disney-Pixar e Dreamworks, sceglie cioé uno stile contemporaneo al tempo stesso dissacrante e rassicurante. Dissacrante nella scelta di un protagonista "cattivissimo", inevitabile dopo una serie di antieroi il più iconico dei quali è stato il repellente orco Shrek (ma non vanno trascurati i supereroi in pensione degli Incredibili e l'anziano di Up). Rassicurante nella sostanza, cioé sul piano dei valori portati avanti. Il target è rappresentato dai bambini e dagli adulti, da raggiungere con molta ironia (quella semplice e quella più matura, per accontentare entrambi) e molto sentimento. Ecco allora arrivare questo cattivissimo, che delle imprese malvagie ha fatto un mestiere ed un obiettivo esistenziale, che fonda la propria autostima sul successo nel settore delle malefatte e trova soddisfazione nel far scoppiare un palloncino in faccia ad un bimbo. Tutta apparenza. Benché la trovata offra molti spunti divertenti e possieda una certa originalità, Cattivissimo me è una delle pellicole d'animazione più tenere degli ultimi anni. E' addirittura pervasa dai buoni sentimenti per la sua intera durata. Il suo stesso protagonista non ha bisogno di una notte di fantasmi per trasformarsi da Scrooge a buon samaritano: è un ex bambino ignorato da una madre acidissima cui basta frequentare tre bambine in cerca d'affetto per rivelarsi come il cuore di panna che è. Altrettanto coccolosi sono i piccoli aiutanti gialli del protagonista, ottimo contorno comico tondeggiante e pasticcione. L'unico vero cattivo del film (giacché persino la madre alla fine si riscatta) sembra essere il rivale di Gru - e suo padre -, nerd patetico che si illude di seminare il terrore con improbabili armi sparapesci, ma dà filo da torcere grazie ai superfinanziamenti del genitore. Il percorso di "formazione" e crescita affettiva del protagonista, che riscopre gradualmente i propri bisogni ed il proprio cuore, corre parallelo allo sviluppo avventuroso della storia, puro pretesto giocoso d'intrattenimento. Il furto rimpallato del raggio rimpicciolente e la cruciale impresa del furto della luna servono principalmente a consentire l'incontro tra Gru e le tre orfanelle e poi a fargli prendere coscienza di cosa conta davvero. Nel far ciò, ovviamente, contruiscono anche le gag su cui si regge un buon film d'animazione. Sarà a questo punto chiaro che Cattivissimo me non è nei fatti un film rivoluzionario, che le dinamiche di conversione fino allo strombazzatissimo trionfo finale degli affetti sono quanto di più classico e rassicurante si possa offrire al pubblico di ogni età. Senza la poesia a tratti geniale di Wall-E e Up, ma con sincero talento. Per finire, è opportuno chiarire che al brio ed alle risate di Cattivissimo me il 3D aggiunge ben poco. Come per Up, si capisce che si tratta di un'aggiunta superflua e successiva (lo dimostrano le scene dei titoli di coda, messe lì per giustificare gli occhialini). E' però evidente che ormai l'industria considera il 3D un surplus quasi dovuto, per garantirsi con maggior certezza il pubblico adolescente ed alzare - davvero a dismisura - il prezzo del biglietto. Sono ben poche le  pellicole viste ultimamente in cui il 3D abbia davvero senso. Ma questo è l'unico disappunto provato durante la visione. Nella versione italiana la voce di Max Giusti per il protagonista convince a metà.

Si affaccia sul ricco piatto dell’animazione digitale (in 3D), la Illumination Entertainment, divisione apposita della Universal, che prima s’era limitata a finanziare studi esterni (vedi Le Avventure del Topino Despereaux e 9). La Casa “ruba” talenti ai Blue Sky Studios de L'Era Glaciale: il produttore Chris Meledandri, il regista Chris Renaud (aveva diretto il corto di Scratch Una Ghianda per sempre) e gli sceneggiatori di Ortone e il Mondo dei Chi, aggiungendo il francese Pierre Coffin, mago dell’animazione digitale, che con la francese MacGuff Animation diventa il vero cuore (europeo) pulsante di un’opera che conquista per inventiva e divertimento. La carta vincente sono le gag demenziali, da cartoon Warner Bros (quando Gru attacca la base di Vector, che gli risponde con ogni sorta di arma, sembra di rivedere Vil Coyote alle prese con Beep Beep), in stile (anche per il tratto) Mostri contro Alieni, mentre il personaggio di Gru (che non è cattivissimo come lo dipinge il titolo italiano, bensì, in originale, solo “disprezzabile”) passa da una spassosissima ferocia iniziale, previa psicanalisi freudiana (la mamma non l’amava), ad una sin troppo prevedibile traccia edificante con le tre orfanelle che gli fanno ritrovare il cuore. Scene come quella in cui, bastardissimo, riempie il cuore di gioia di un bambino triste costruendogli un cane con i palloncini per poi scoppiarglieli in faccia, purtroppo, scemano sempre più con il procedere del racconto, che preferisce, alla ferocia di un personaggio poco adatto al pubblico infantile, trame da 007 frullate in Austin Powers e Gli Incredibili, con Gru che vive in una casa gotica da La Famiglia Addams (e lui ricorda un zio Fester con espressioni da Mr. Bean). I migliori in campo sono i buffi schiavetti minion, circondati di nonsense (da dove provengono?), sorta di humpala di La Fabbrica di Cioccolato di Tim Burton, scherzosi e demenziali (l’impronta stile Scratch, voluta da Meledandri, è ben visibile).