CARTOLINA DAL TORONTO FILM FESTIVAL 2018/ 4

Una varietà di film presentati al festival sembra volta ad esaminare la nozione di coppia (prima) e di famiglia (poi), analizzando il ruolo che consumismo, pressioni sociali, e trauma giocano nelle dinamiche interiori di individui e società. A volte il tocco è leggero, come nel delicato / Florianópolis Dream della regista e attrice argentina Ana Katz (2018), altre volte è caustico, come in Las niñas bien / The Good Girls della messicana Alejandra Márquez Abella (2018). Accomunati dalla particolare attenzione alle ansie e ai desideri che muovono le loro protagoniste, i due film riflettono sulla condizione femminile dall’interno, rivelando (e contestando) le limitazioni a loro imposte da convenzioni e privilegi acquisiti. Sueño Florianópolis si volge alle esplorazioni della sfera emotiva e sessuale tanto care a Éric Rohmer, estendendo le osservazioni fatte dal grande maestro francese nei suoi capolavori estivi e “spiaggeschi,” come Le genou de Claire / Il ginocchio di Claire (1970), Pauline à la plage / Pauline alla spiaggia (1983), e Conte d’été / Un ragazzo, tre ragazze (1996). L’ambientazione vacanziera sudamericana e l’analisi dei rapporti politici e culturali fra il Brasile e l’Argentina fanno da cornice alle avventure amorose e alla possibile riconciliazione di una coppia di psicologi (Mercedes Morán e Gustavo Garzón) incapaci di venire a termini con la mezz’età e la crescente indipendenza dei figli adolescenti. Las niñas bien abbandona i toni nostalgici e vellutati di Florianópolis, affrontando a vele spiegate la crisi economica del 1982, guardandola attraverso il prisma della classe dirigente. La figura centrale è la bella Sofia (Ilse Salas), moglie tenuta “in cattività” dal marito apparentemente benestante fino al profilarsi del tracollo finanziario, quando l’evidente immaturità dell’uomo si rovescia sulle spalle della protagonista, il cui unico scopo rimane preservare le apparenze ad ogni costo (psicologico e morale).

 

Dopo il bellissimo Post Tenebras Lux (2012), Carlos Reygadas ritorna con il notevole (ma meno riuscito) Nuestro Tiempo / Our Time (2018), altro film interessato ad osservare la progressiva disgregazione di una coppia a causa delle preferenze sessuali di uno dei partner (come fa senza moralizzazioni inutili il brillante film canadese Les salopes ou le sucre naturel de la peau, di cui ho detto nella cartolina “Recherche”). Nel film messicano Reygadas interpreta Juan, marito ossessionato dal desiderio di condividere la moglie Esther (l’ex-moglie del regista Natalia López) con altri uomini, incluso l’amico Phil (Phil Burgers), con conseguenze disastrose. Lo stile di Reygadas è sempre mozzafiato, ma il film si perde su una storia sostanzialmente puerile (per quanto personale) invece di lasciarsi andare alle osservazioni meno strutturate che hanno elevato i lavori precedenti del regista. Anche Todos lo Saben / Tutti lo sanno (2018), primo film spagnolo dell’iraniano Asghar Farhadi, non offre particolari innovazioni, riposandosi sulla classica formula dell’evento inaspettato che rispolvera vecchie tensioni ed equilibri precari in una famiglia intercontinentale. Di pregio è l’incontro fra Javier Bardem (che svetta sul resto del cast) e il maestro dei toni medi Farhadi, sempre a suo agio nelle storie che mettono pressione su rapporti famigliari già in bilico.