CARTOLINA DA CANNES 77 – COPPOLA IN PISTA

Oltre a essere l’anno di Meryl Streep, questo, per ragioni che non vale la pena sottolineare o ribadire, è anche l’anno di Francis Ford Coppola. Il suo Megalopolis è senz’altro il film più atteso dell’edizione e il vero colpaccio di Frémeaux: titolo di cui si favoleggia da anni, è il progetto che Coppola voleva realizzare a ogni costo, al punto da averci investito una buona parte di suoi capitali: il regista immagina un’epopea romana ambientata in un’immaginaria America moderna in piena decadenza. La città di Nuova Roma deve assolutamente cambiare, il che crea un grande conflitto tra Caesar Catilina (Adam Driver), un artista geniale con il potere di fermare il tempo, e il sindaco arciconservatore Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito). Una saga, un grande spettacolo, una gioia per gli occhi, ma anche un film strabordante che non poteva non trovare dei detrattori. Primo fra tutti il famigerato Guardian: l’inconfondibile penna di Peter Bradshaw non ha remore nel definire il film megabloated and megaboring. Si accoda una stroncatura pesante dei francesi Le Monde e Positif (ma la rivista si spacca), quella di Screen International e trattazioni poco convinte di The Telegraph e Die Zelt. Nel panorama internazionale c’è molto rispetto (in Francia Télérama e Libération, negli USA The New Yorker e Time) e un unico giubilo (che conta), quello dei Cahiers. Chiosa Variety: «La dichiarazione di fine carriera di un regista che non ha mai perso la fiducia nel cinema». Amen.

Il rispetto è la cifra anche per il film di Emanuel Parvu Trei kilometri până la capătul lumii che narra di Adi, 17 anni, che trascorre l’estate nel suo villaggio natale, annidato nel delta del Danubio. Una sera viene violentemente aggredito per strada. Il giorno successivo, il suo mondo viene completamente capovolto. I suoi genitori non lo guardano più come una volta e l’apparente tranquillità del villaggio comincia a sgretolarsi. Una storia che ha convinto più o meno tutta la stampa, con alcune punte di rilievo (The Guardian e Time) e qualche parere più freddo (tanta stampa francese e il pollice verso di Die Zeldt). Nessuno pronostica premi per questa storia di intolleranza che racconta bene la fragilità della società rumena, ma è un titolo che potrebbe trovare sostenitori convinti in giuria.
Fa le montagne russe, invece, il pagellino di Kinds of Kindness di Lanthimos (foto) che divide moltissimo: Screen International lo incensa, Time lo stronca, molto fredda la stampa francese (i Cahiers lo bocciano), nel mezzo posizioni variegate. È una favola trittica che segue un uomo senza scelte che cerca di prendere il controllo della propria vita; un poliziotto preoccupato perché la moglie scomparsa in mare è tornata e sembra una persona diversa; e una donna determinata a trovare una persona molto specifica dotata di un potere speciale, destinata a diventare una prodigiosa leader spirituale. Lanthimos torna allo sceneggiatore Efthymis Filippou – cui si deve la scrittura dei suoi primi weird movie e mette sul piatto un titolo che difficilmente ripeterà i fasti festivalieri del precedente Povere creature!.