Degli sconosciuti casuali hanno improvvisamente iniziato ad attaccare Vincent con intenti omicidi. La sua vita di uomo insignificante viene sconvolta e, mentre le cose vanno violentemente fuori controllo, è costretto a fuggire e cambiare completamente la sua vita…
Improvvisamente l’esistenza di Vincent (un convincente Karim Leklou) viene stravolta: diverse persone – dal collega d’ufficio all’estraneo incontrato casualmente – tentano, sulla base di un semplice contatto visivo, di ucciderlo. Quando il fenomeno comincia ad assumere un’inquietante sistematicità, scoperto di non essere il solo a vivere questa condizione, l’uomo capisce che deve isolarsi, adeguarsi alla nuova situazione, cambiare stile di vita. In concorso alla Semaine de la critique di Cannes, il primo lungometraggio di Stéphane Castang – regista di numerosi corti, attore, autore teatrale – è una riflessione, declinata nel genere, sull’aggressività che si rinviene in ogni strato della società di oggi. La scrittura, amaramente ironica, attraversa il thriller, l’assurdo, l’horror, la commedia nera in un crossover sbilenco che va da Romero a (perché no) Buñuel. Un’opera che lavora soprattutto sui corpi, su una violenza mai estetizzata – al contrario cruda, insensata, di sporca concretezza – e che ha il merito, poste le forti premesse, di non disperdere mai il potenziale del racconto, anzi, di mantenerne sempre alta la tensione. Un film pre-apocalittico (come lo ha definito lo stesso regista) dal quale trasuda un senso di paranoia di riconoscibile attualità.