Aggiornamenti sul concorso: il film di Nadav Lapid Le Genou d’Ahed conferma personalità e talento del regista, Orso d’oro a Berlino per Synonymes: Y., regista israeliano, arriva in un villaggio remoto alla fine del deserto per la proiezione di uno dei suoi film. E lì la sua vicenda personale e artistica si scontra con quella della minaccia alla libertà del suo paese. Un film dai tratti sperimentali – strutturalmente, narrativamente -, stilisticamente ipereccitato, con un protagonista, Avshalom Pollak (attore e coreografo) che sfodera una performance muscolare e sempre un tono sopra, letteralmente stupefacente. La critica risponde mediamente bene (quella francese è per lo più favorevole – Cahiers, Libération, Le Monde -, quella internazionale meno compatta, ma con punte di entusiasmo).
Lingui, The Sacred Bonds di Mahamat-Saleh Haroud narra di Amina che vive sola con Maria, la sua unica figlia di quindici anni. Il suo già fragile mondo crolla il giorno in cui scopre che sua figlia è incinta. Il film non esce benissimo dalla proiezione stampa, ma si mormora tra i sensitivi degli umori dei giurati che potrebbe piacere a Spike Lee. Sì, perché, come ogni anno, il presidente di giuria è il metro al quale ogni previsione si demanda. Per cui, conclusa ogni visione en compet, l’interrogativo da porsi è: un film così / piacerà a Lee? (rima).
A ottenere attenzione e commenti è il film di Catherine Corsini La fracture, altro titolo che l’ineffabile presidente Spike potrebbe apprezzare: è una commedia problematica o un film drammatico con tocchi brillanti che vede consumare la sua vicenda in un pronto soccorso. La frattura è quella che ha riportato al braccio Raf (Valeria Bruni Tedeschi, scatenata e nel suo, quindi irresistibile) mentre inseguiva la sua compagna Julie che l’ha mollata (frattura numero due). Ma è anche (e tre) quella che spacca il tessuto sociale francese: all’esterno ci sono i disordini dei primi giorni dei gilet jaune. Corsini tenta la difficile sintesi dei vari motivi (ci sono anche quelli autobiografici), non sempre controllandoli, oscillando tra toni isterici, malinconici, drammatici, in un ventaglio di umori che si allarga e che non sempre risulta calibrato. E mantenendo l’andante di una commedia che sa essere anche molto divertente. Intanto la camera a mano, inseguendo le diverse situazioni e la teoria dei personaggi, descrive un ambiente e una circostanza storica.
Reazioni critiche debitamente spaccate, con tendenza al basso.