CARTOLINA DA CANNES 2019 – IL PUNTO SUL CONCORSO

Al giro di boa del weekend ecco quali sono le reazioni della stampa internazionale sui film in concorso. Compatta nelle lodi (in evidenza, in particolare, le testate americane che sparano stellette a profusione), Dolor y gloria di Pedro Almodóvar. Parlare di possibile palma d’oro è sicuramente prematuro (oggi è stato presentato il film di Malick,  domani passa l’attesissimo Quentin Tarantino, Kechiche è previsto alla fine del concorso), ma sperarlo è lecito: sarebbe la prima volta per lo spagnolo (che non ha mai fatto mistero di inseguirla), anche se l’alchimia delle giurie è sempre un’incognita ed è difficile prevedere come si orienterà Alejandro González Iñárritu, a naso piuttosto lontano dal cinema di Pedro. Il messicano potrebbe invece apprezzare The Wild Goose Lake (foto), muscolare prova di stile del regista cinese Diao Yinane, molto ben accolta dalla stampa: noir visivamente stupefacente, patisce lo scollamento con una scrittura fin troppo lambiccata.
Se si eccettua la sonora stroncatura di Libération, è sostanzialmente piaciuto anche il film di Ken Loach, di cui dicevo qui. Se il film di Jarmusch non entusiasma nessuno (e Positif lo stonchicchia), non va meglio per l’intelligente saggio di Jessica Hausner Little Joe, apologo contemporaneo di alto stile, misurato e affilatissimo. Paradossalmente la sua collocazione in concorso, mai così palesemente aperto al genere come quest’anno, non ha giovato alla regista austriaca: opera in cosciente tono minore, avrebbe trovato critici più disponibili nelle sezioni collaterali. Reazioni contrastanti, invece, per Atlantics di Mati Diop, ardito esperimento che mescola con grande disinvoltura realismo e zombiesco e Les Misérables, potente affresco delle banlieu di Ladj Ly, remake e sviluppo del suo omonimo, premiatissimo corto.
Bacurau di Mandoça Filho e Dornelles convince quasi tutta la stampa internazionale, ma nessuna testata replica gli entusiasmi per il precedente Aquarius.