TRAMA
Sono dieci anni che i parenti avidi lo vezzeggiano spudoratamente per ereditarne il cospicuo patrimonio ma zio Joe s’è trovato una giovanissima amante. Rintracciano un nipote perduto, giocatore di bowling, affinché medi in loro favore.
RECENSIONI
Patriarca milionario e stormo di avidi avvoltoi al suo desco: spunto non certo nuovo (non fosse altro che prende le mosse dal romanzo “Martin Chuzzlewit”, 1843, di Charles Dickens), soprattutto per Jonathan Lynn (che interpreta il maggiordomo), specializzato in “gruppi buffi in un interno” (Signori, il Delitto è Servito). La sceneggiatura di Babaloo Mandel e Lowell Ganz (che appare nei panni del regista televisivo) è troppo prevedibile ed avara di gag divertenti, punta maggiormente sul messaggio edificante, sulla scia di commedie del passato: non bisogna vivere per i soldi (nemmeno sputare nel piatto del capitalismo) che, infine, puniscono le viscide e cortigiane vipere e premiano gli onesti ed i compassionevoli (solo nei film…). Elementarità morale, reiterata ed insistita, che stanca. Di buono ci sono un Kirk Douglas, furbetto e sornione, impagabile (troppo esagitato, invece, Michael J. Fox) ed i colpi di scena finali. Il titolo originale cita il Greed di Erich von Stroheim, basato sul romanzo ‘McTeague’ (che è anche il cognome della famiglia) di Frank Norris, mentre è un tormentone (in apertura, con citazione diretta di Due Ragazze e un Marinaio, e con Michael J. Fox che la reinterpreta) la canzone ‘Inka Dinka Doo’ di Jimmy Durante.