Musical, Recensione

CANTANDO SOTTO LA PIOGGIA

Titolo OriginaleSingin’ in the rain
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1952
Genere
Durata102’

TRAMA

1927, Don Lockwood e Lina Lamont sono divi del cinema muto: l’anteprima del loro primo film sonoro è un disastro a causa della voce stridula di Lina. Don, nel frattempo, s’è innamorato della ballerina Kathy Shelden e le propone di doppiare Lina a sua insaputa, trasformando il film in un musical.

RECENSIONI

Adolph Green e Betty Comden scrivono una deliziosa favola/commedia sentimentale che, insolitamente per il genere, non è di mero contorno ai numeri musicali ma sia un omaggio al passato cinematografico, sia una feroce parodia del divismo. Dal canto loro, i registi Gene Kelly e Stanley Donen, ispirandosi alla bellissima canzone del titolo (sentita per la prima volta in Hollywood che Canta, 1929), compongono uno dei più bei musical di tutti i tempi, dando libero sfogo alla fantasia, rimaneggiando l’opera come fanno i caratteri della finzione con il film nel film. L’apertura è un portento: la falsità dello showbiz fra pubblico in visibilio e Gene Kelly/Don Lockwood che rimembra gli esordi edulcorandoli (non è ciò che vediamo). A seguire l’incontro d’amore litigioso, qualche numero musicale (spesso diegetico) convenzionale, e si arriva alla famosissima danza sotto la pioggia con sua divinità Gene Kelly (tanto tiranno sul set quanto perfetto davanti alla cinepresa: come attore, ballerino, cantante e portatore sano di simpatia), seguita dal pezzo che ne fa un capolavoro, un lunghissimo brano “avanguardistico”, con scenografie disegnate, colori e costumi meravigliosi, film nel film nel film, per rappresentare l’arrivo a Broadway di uno sprovveduto che finisce nelle grinfie della fatale (e indimenticabile) Cyd Charisse, con quello strepitoso, surreale ballo nel nulla con sciarpa al vento.