Drammatico, Recensione

CANE DI PAGLIA

Titolo OriginaleStraw dogs
NazioneU.S.A., U.K.
Anno Produzione1971
Durata119’

TRAMA

In ritiro con la moglie in un paesino inglese, un professore americano deve difenderla dalle provocazioni di alcuni gradassi locali.

RECENSIONI

Sam Peckinpah sorprende nel momento in cui trasferisce i suoi saggi sulla violenza dal mito del West all’epoca moderna e va anche oltre, asserendo che l'istinto bestiale dell'uomo è indelebile e può trasformare un pacifico e pavido studioso in brutale difensore del talamo familiare. Il maschio riscopre un'indole tribale e alla femmina, in fondo, non dispiace. La critica, i media e gran parte del pubblico furono feroci nei confronti dell’opera (molto più che con Arancia Meccanica, con cui condivideva, lo stesso anno, la X rated), non capendo che, in realtà, il protagonista non si bea della violenza che scopre dentro di sé e che (altra scena contestata) la vittima di stupro non prova piacere come rappresentante di genere ma come essere ambivalente. Tutto ciò serve a Peckinpah per attaccare su tutti i fronti il moralismo benpensante: non c’è un personaggio in cui identificarsi, non c’è “vera” e mera vittima. Sotto un fuoco di fila (ma il film incassò bene), il regista provò a difendersi anche citando il Lao Tzu da cui trae ispirazione il titolo (“Il cielo e la terra sono inumani e trattano i diecimila esseri come cani di paglia”: i cani di paglia sono antichi feticci usati per i sacrifici) ma non riuscì a evitare che la pellicola fosse tolta dalla circolazione a più riprese (la prima versione non censurata, in Italia, è uscita solo nel 2001). Opera iconoclasta (vedere lo stile del montaggio) e coraggiosa, molto personale nonostante fosse su commissione (“Mi hanno dato un sacco di soldi, imposto la sceneggiatura e Dustin Hoffman”), in cui l’autore si barcamenò fra le imposizioni della produzione, prosciugando il romanzo da cui era tratta (“Abbiamo lasciato solo la scena dell’assedio”) e presentando al mondo un incompreso grido di verità per riconoscere l’Ombra che alberga in tutti noi.