TRAMA
Il pittore olandese Vincent Van Gogh (1853-1890) e la sua difficoltà, menomato dalla pazzia, d’instaurare relazioni stabili: con le donne, con il collega Gauguin, con il mondo dell’Arte che non riconosce il suo talento. Unico punto saldo: il sostegno morale ed economico del fratello Theo.
RECENSIONI
Vincente Minnelli va oltre le biografie romanzate hollywoodiane: trasfigura il film in una delle tele di Van Gogh, alla ricerca di paesaggi (una meraviglia, girando in Provenza) e accensioni cromatiche (giallo, giallo, giallo ovunque). Con eleganza, nell’atmosfera generale, evoca anche le impressioni recondite dei dipinti più famosi del pittore. Di suo, Kirk Douglas mette l’anima (e la produzione: un progetto fortemente voluto), vivendo in prima persona, in modo “romantico” e veemente, il grande artista nel classico binomio genio/follia, sottolineandone la sensibilità, ingenuità e supplizio (quando pennella “Il campo di grano con volo di corvi”). Molto bravo anche Anthony Quinn nei panni di Gauguin: vinse l’Oscar come non protagonista. La sceneggiatura di Norman Corwin (che, due anni dopo, riproverà con La Maja Desnuda su Francisco Goya) ha qualche passaggio oltremodo dilatato ma sa anche pennellare sequenze di forte impatto, e altre con sottili e intriganti riflessioni, prendendo spunto da un romanzo di Irving Stone (quello de Il Tormento e l’Estasi, su Michelangelo).