Drammatico, Recensione, Sportivo

BOXE

Titolo OriginaleSplit decisions
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1988
Durata91’

TRAMA

Due fratelli pugili irlandesi: uno, in lite con il padre, è professionista ma è costretto a perdere un incontro dietro ricatto; l’altro preferisce prendere la via dell’Università e delle Olimpiadi.

RECENSIONI

Quando un regista medio affronta un film sportivo sul mondo della boxe fatica, se vuol essere attrattivo, a prescindere dal Rocky di Sylvester Stallone, che aveva trovato il linguaggio perfetto per esaltare, commuovere, far condividere la metafora violenta della rivincita o della vittoria che questa disciplina porta con sé. L'inglese David Drury in trasferta americana (Dossier Confidenziale), che aveva già diretto un documentario sulla boxe (Minter, 1981), a parte qualche concessione ai cliché (la corruzione nel mondo della boxe che cozza contro l'orgoglio del pugile, l'incontro finale in cui più si è dati per spacciati più è scontato che si vincerà, la macchina da presa che segue gli allenamenti), punta molto sul dramma familiare, assecondando interpreti eccellenti, Gene Hackman e Jeff Fahey su tutti: riesce, attraverso tre generazioni a confronto, a restituire in summa lo spirito irlandese, testardo, combattivo, orgoglioso, e riesce ad imbastire un apologo/percorso etico teso e avvincente sui rapporti conflittuali padre/figlio, sul senso della famiglia e il valore dell’umiltà. Molto convincente è, ad esempio, la descrizione del legame fra i due fratelli o la scena in cui il padre (Hackman) prende coscienza della propria rigidità. Un mélo adrenalinico come un incontro, che gioca bene le sue carte d'immedesimazione quando rende insostenibile la scena del pestaggio: la rabbia s'impadronisce di spettatore e protagonista. Nota di merito anche per Jennifer Beals e i suoi sguardi colmi di emozioni.