Documentario, Recensione

BOB WILSON’S LIFE & DEATH OF MARINA ABRAMOVIC

Titolo OriginaleBob Wilson's Life & Death of Marina Abramovic
NazioneGran Bretagna/ Spagna
Anno Produzione2012
Durata57'

TRAMA

Come da recensione

RECENSIONI

Marina Abramovic decide di portare in scena la sua vita, dall'infanzia serba fino al suo lavoro di perfomance artist, e chiede a Robert Wilson di allestire lo spettacolo. Il documentario, attraverso le interviste a tutti gli artisti coinvolti (oltre ai due il cantante Antony Hegarty e l'attore Willem Dafoe) e un dettagliato dietro le quinte dello spettacolo, cui si dà ampia visibilità, racconta di un'esperienza artistica unica, baciata da un grande successo di pubblico e dai peana della critica. Wilson, regista teatrale tra i più grandi viventi (per chi scrive: il più grande), filtra attraverso il suo stile antinaturalistico, inquadra sulla glaciale scena di cui è signore e padrone, illumina e dipinge in un quadro onirico, l'esperienza di vita di Abramovic, ne fa un mondo, di personaggi dalle fisionomie deformate e dalle movenze esasperate, narrato da un giullare folle (interpretato da Defoe) che rovescia il dramma delle vicende in siparietti ora surreali, ora demenziali, ora sognanti, ora effettivamente tragici. Più vicino, come di consueto, alle soluzioni artificiose del teatro No giapponese che al verismo della tradizione occidentale, il maestro racconta le tappe esistenziali dell'artista (fino alla sua morte, preventivamente celebrata in scena con un funerale 'trino') in un susseguirsi di quadri di straniata bellezza che si sublimano in definitiva catarsi. Di tutto ciò il documentario di Colagrande è testimonianza corretta.