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TRAMA
Tre sorelle allo sbando e in crisi si riuniscono nella loro casa d’infanzia per celebrare il compleanno della madre. Ma i festeggiamenti finiscono presto e i conflitti repressi vengono in superficie.
RECENSIONI
Le riunioni di famiglia sono una manna per il cinema, perché permettono di impostare contrasti efficaci attraverso il riemergere di vecchie ferite e rancori mai del tutto sopiti. Le svolte cambiano a seconda del registro scelto e la commedia e il dramma si specchiano sovente l’una nell’altro. Lo svedese Jesper Ganslandt si butta nella mischia coinvolgendo tre sorelle, ovviamente, come da copione rodato, diversissime e complementari, per il settantesimo compleanno della madre. Dimentica però un ospite imprescindibile, il pubblico. Difficile appassionarsi alle malinconie del quartetto femminile messo in scena, perché si entra subito nel vivo dei conflitti senza che le premesse abbiano preparato il terreno, dunque aperto interrogativi e suscitato interesse.
Non appena raggiunta la casa di famiglia si parte quindi immediatamente con toni esasperati, passando da una scena madre all’altra, ma i tratti caratteriali appena abbozzati sono insufficienti per creare la necessaria empatia. La sceneggiatura si limita infatti a proporre un aggettivo per ogni protagonista e a mantenerlo invariato per tutto il corso della narrazione, dando vita a gag ben poco divertenti che invece puntano marcatamente al comico. Ecco perciò la affidabile, la sbandata e la nerd. Mentre il trio si contende l’affetto materno mettendo a soqquadro stanze, bruciando vecchi giocattoli, piangendo, strepitando e ridendo, la madre, a quanto dicono le protagoniste in passato dominatrice ed egoista, incassa in silenzio. Accusata da tutte di essere una temibile megera, è ora un’anziana ed elegante signora che chiede soprattutto quiete e deve invece vedersela con la parte bambina e non conciliata di ogni figlia.
Con tanti nodi irrisolti ci si domanda come sia stato possibile sopravvivere ai compleanni precedenti. Strutturato in tre atti distinti (“Riunione di famiglia”, “La famiglia si disintegra” e “La nuova famiglia”), il film procede attraverso immagini laccate e antagonismi sopra le righe senza che nulla sia in grado di imprimersi nella memoria, mancando anche il bersaglio del semplice intrattenimento. Al di là dell’impianto narrativo fragile, incapace di decollare, è proprio la regia a non trovare il giusto equilibrio tra le ragioni dei personaggi, il cui potenziale drammatico e brillante non viene sfruttato, e quelle del cinema. In patria Carolina Gynning, interprete della sorella più prorompente e combinaguai, ha vinto l’edizione 2004 del “Grande Fratello ed è una star.