TRAMA
La notte di Capodanno Simone esce dai casa e va a ballare. Conosce Hannes. La mattina si sveglia nella macchina di lui. Alcune settimane dopo essersi accorta di essere incinta, lo incontra casualmente nell’ospedale dove lui lavora. Quando lei gli comunica la notizia lui non si tira indietro. I due decidono di vivere insieme, nella nuova casa Simone vive l’attesa prima del parto.
RECENSIONI
Isabelle Stever, tedesca di nascita e di studi, sembra muoversi a suo agio nella sonnolenta atmosfera di una provincia che sembra uscire dalla penna di Simenon, e che si tramuta gradualmente in un ambiente oppressivo e inquietante man mano che procede la gravidanza. La regista spande indizi che sottendono un malessere della protagonista, un mal de vivre che abbia origine non soltanto nel suo radicato isolamento, ma anche da oscure vicende di un passato che quell’isolamento potrebbe aver prodotto, episodi(?), traumi(?) che spingono per riemergere in modo minaccioso. L'ossessivo pedinamento dei carrelli testimonia come l’attaccamento di Simone nei confronti di Hannes cresca di pari passo con la gelosia, la diffidenza e un senso di inadeguatezza che, nonostante (o per causa di) ciò, si impossessa di lei, mentre un abile uso del fuori campo amplifica l’angoscia di un muto mondo esterno percepito sempre più come ostile.
Purtroppo però la Stever cade malamente al momento di tirare le fila della narrazione. Personaggi apparsi misteriosamente sulla scena, come fantasmi di un passato rimosso, scompaiono (il vicino di casa Herbert), persi nel limbo dellindecifrabilità. Affermazioni sibilline dal sapore sinistro (Se muoiono tutti i pesci del mare muore anche il mare?), assumono un retrogusto comico alla luce degli sviluppi della storia. Interessanti idee narrative, come la bicicletta di Simone che ne accompagna il disagio (la catena (ri)comincia a cigolare in concomitanza con lo stato di malessere della ragazza) o il suo folle gettarsi a capofitto con la bici su un prato in discesa e, cadendo, rischiare di perdere il bambino (la paura di non reggere la responsabilità della maternità); o ancora le tracce di una relazione tra Hannes e la vicina di casa Susa (il tosaerba come strumento di approccio, il cappello di lei dello stesso modello di quello di Simone, una sorta di flirt durante una cena tra le due coppie) seminate in modo sufficientemente ambiguo da confondere il dato oggettivo con la paranoia, vengono disinnescate sic et simpliciter in un finale di imbarazzante tradimento delle premesse, in cui, a parto avvenuto, resta uno stucchevole tutto è bene quel che finisce bene coadiuvato da rassicuranti sorrisi e vagiti. Langoscia è svanita, i brutti pensieri sono evaporati, i nodi sbrogliati, il passato scompare... tutto en passant...
