
TRAMA
Una guardia del corpo adotta la bambina di un amico deceduto e tenta di proteggere una top model da uno psicopatico.
RECENSIONI
Anche per il mezzo televisivo (per la seconda volta, dopo Soluzione Estrema del 1996) John Woo dispiega i propri pregi e difetti: fra affascinanti geometrie d’incroci delle sparatorie (particolarmente efficace la seconda, nel bosco), stereotipi, inverosimiglianze grossolane ed eccentricità gustose. Innanzi tutto, era difficile basare un intero film sull’inespressività di Dolph Lundgren ma Woo riesce persino a renderlo quasi simpatico quanto il maggiordomo di Saul Rubinek e l’attrice che interpreta la bambina (Woo evita i patetismi). Se, da un lato, rende interessante uno script che colleziona cliché grazie a certi accenti lirici (indovinato il disegno da romantico psicopatico del killer) e barocchismi narrativi vari, dall'altro bara troppo per raggiungere gli effetti spettacolari desiderati, affidandosi a soluzioni troppo inverosimili (quindici assassini per una bambina nella prima sparatoria in casa; il tappeto elastico fortunosamente posto fuori dalla finestra; i misteriosi amici del killer in moto; la cameriera che consegna la droga a Lundgren e non alla modella; Lundgren che spara al suo compagno; il killer che torna nel nascondiglio già scoperto da Lundgren). Rispetto alle poco interessanti premesse con lotta contro il pizzo, c’è un tanto repentino quanto gradito cambio di percorso e diventa, appunto, un Guardia del Corpo in cui Woo punta molto anche sull’erotismo, andando di ralenti per le due bellezze ingaggiate (la top model Kam Heskin fa a gara con gli occhi penetranti di Kate Vernon) o affidandosi ai doppi sensi (Lundgren che sistema il “disco” nella schiena della modella con simulazione di coito). Dando a Cesare quel che è di Cesare, anche lo sceneggiatore Peter Lance sa sorprendere quando elabora quattro traumi psichici per i quattro protagonisti: vincerà il primo che supera il proprio. Il titolo gioca con il fatto che il protagonista, Jack, è esperto di gioco d’azzardo ma teme il colore bianco.
