Documentario, Sala

BLACK BLOCK

TRAMA

A dieci anni dal G8 di Genova, sette manifestanti rievocano le violenze subite dalle forze dell’ordine.

RECENSIONI


Il documentario apertamente schierato, anche su posizioni sacrosante, scrive l’ennesimo capitolo sullo scenario contemporaneo italiano. Black Block è lecitamente dalla parte degli attivisti che, nei giorni dopo la morte di Carlo Giuliani, furono torturati dai poliziotti poi condannati in primo grado. Fissato questo presupposto, il film si apre con una serie di immagini di repertorio commentate dalla voce fuori campo del capo della polizia, che racconta la storia del “blocco nero” per giustificare le violenze a seguire: i documenti audiovisivi del G8 vengono subito manipolati per costruire un senso, per indirizzare la strada della pellicola in favore delle parti offese. Da quel momento ci aspettano circa 70 minuti di testimonianze frontali rilasciate dai giovani, con brevi incursioni nel loro privato (i problemi psicologici di Muli) e riprese di scontri e feriti da notiziari dell’epoca. La rievocazione è equamente suddivisa tra nazionalità: da Berlino a Saragozza, da Londra a Parigi, sono intervistati manifestanti di luoghi diversi per suggerire la vicinanza universale delle vittime di violenza.


Il regista, Carlo Augusto Bachschmidt, dirige con mano ferma una ricostruzione corretta; cinepresa incollata ai volti per registrarne senza pudore le emozioni, largo spazio a pensieri e ricordi (“Nella caserma ho pensato di essere in Cile”), implicita apologia della libertà e del diritto a esprimere dissenso; così è costruito lo spaccato inquietante della pellicola, limitandosi consapevolmente alle vicende dei ragazzi coinvolti. Si lascia quindi apprezzare ciò che è presente nella storia, ma anche quanto viene omesso, come la scelta di aggirare il sospetto di mandanti politici dietro le cariche. In questo senso il documentario resta “pulito”, non inquinato da riflessioni e dietrologie indimostrabili, ma rigorosamente attenuto a voci e fatti. Al contrario, nel progressivo emergere del trauma dopo le torture, Black Block acquista le sembianze di racconto psicanalitico, una terapia di gruppo per esorcizzare il vissuto comune attraverso la pellicola. E’ vero che il film arriva quasi “a cose fatte”, ovvero sottolinea una verità ormai condivisa (nel G8 di Genova fu sospeso lo stato di diritto), ma nella sua funzione di antidoto per le vittime resta infine asciutto, tanto doloroso quanto curativo. A futura memoria.