TRAMA
1942, Tobruk: con l’arrivo dei tedeschi, 25 ambulanze devono lasciare l’ospedale dirette a Salum. Il capitano e il sergente maggiore, invece, devono scortare fino ad Alessandria due ausiliarie. Nel deserto incontrano un sospetto soldato sudafricano.
RECENSIONI
Per definire la birra ghiacciata, il titolo originale omette la parola “lager” perché questo inglese Vite Vendute (1953, Clouzot) è un on-the-road periglioso dove ne capita una dietro l’altra e il miraggio nel deserto è il “ghiaccio freddo” (ice cold) ad Alessandria. J. Lee Thompson firma una delle sue opere migliori, purtroppo non del tutto apprezzabile nella versione statunitense ed italiana (sottotitolata Pattuglia Disperata), ridotta di quasi un’ora rispetto alle due e più originali. Il regista è abilissimo, come sempre, nelle scene di suspense, e ne ha create di nuove rispetto al romanzo di Christopher Landon (quella del campo minato, ad esempio, è solo accennata): sono memorabili quella delle “sabbie mobili”, con l’afrikaneer forzuto e spicciolo del bravo Anthony Quayle (che, in originale, sfoggia un accento consono) inghiottito dal fango, in apparenza spacciato me salvato in extremis, e quella con risalita “a mano” sulla duna di sabbia, con la beffa del lavoro svolto due volte. Più carente la drammaturgia sul versante umano e psicologico, vedere la scena in cui Sylvia Sims bacia John Mills di punto in bianco, non preceduta da approcci anche nella versione di due ore (ma gli attori si comportano come se ci fossero stati), e vedere il rapporto che si instaura con la “spia” (tipico del cinema bellico inglese: donare un volto fraterno al nemico), non ben organizzato per giustificare il comunque magnifico, emozionante finale. Straordinario e tormentato il personaggio alcolizzato di Mills, mentre gli occhi chiari di Sylvia Sims, anche nella luce accecante del deserto, bucano lo schermo.