TRAMA
Durante una seduta spiritica, uno psichiatra riceve un messaggio sinistro “Ci incontreremo molto presto” dallo spirito Ricardo. Quella notte viene svegliato dalla polizia che ha bisogno della sua assistenza. Nel piccolo villaggio di Senilla cinque persone sono state brutalmente uccise. L’assassino si è poi suicidato. Il suo nome è Ricardo.
RECENSIONI
Tremate! Tremate! Le Streghe son tornate!
Un po' come l'Italia degli anni settanta, la Spagna del nuovo millennio sembra avere trovato nel genere horror una redditizia strada cinematografica. Peccato che all'abbondante produzione non corrisponda altrettanta qualità. L'anno scorso solo "Intacto" di Juan Carlos Fresnadillo si è distinto dall'anonimato e dallo sciacallaggio visivo, mentre sia il soporifero "Second Name" che il sopravvalutato "Darkness" hanno deluso le aspettative. Questa volta tocca al non certo debuttante Javier Elorrieta, nella cui filmografia svetta il dimenticabile "Ossessione d'amore", girato con Sharon Stone in tempi non sospetti e rieditato quando la bionda americana è stata consacrata star dopo il successo mondiale di "Basic Instinct". Il nuovo "Pacto de Brujas" ha il pregio di imbastire una storia di genere non priva di fascino (una strage misteriosa, un paese con un segreto, le premonizioni dei tarocchi, il maleficio delle streghe) ma il grande difetto di appiattire qualsiasi possibile implicazione, sia nelle immagini che negli sviluppi del racconto. L'andamento è televisivo, quasi telenovelistico, con una messa in scena impersonale, un'eccessiva verbosità, che appesantisce senza aggiungere molto, e qualche rapido (troppo rapido e quindi stridente) tocco trash (la procace Eulalia). I tanti personaggi secondari paiono avere l'unica funzione di allungare il brodo, ma sono ben lungi da offrire spunti di interesse o svolte risolutive. La ridondante sceneggiatura suggerisce in più di un'occasione ipotesi originali (l'idea di un'anima che nel momento della morte viene intercettata da una seduta spiritica non è male), ma finisce sempre con lo scegliere la soluzione più banale. Del resto, da "Giulietta e Romeo" in poi, non è facile aggiungere nuova linfa a un tema usurato come quello della lotta tra famiglie rivali, con relative vendette e amori impossibili. Particolarmente sconfortante l'utilizzo grossolano della psicologia, con una seduta di ipnosi "risolvi-trauma" così dozzinale, nella sua elementare meccanicità, da risultare irritante. Si salvano alcuni interpreti, in particolare il giovane Rodolfo Sancho (nel ruolo del semi-spirito in cerca di pace) che incarna alla perfezione l'orrore della normalità: un viso da bravo ragazzo, un fare rassicurante, ma bagliori di lucida follia, senza strafare, negli occhi. Peccato che le potenzialità narrative del personaggio, ed espressive dell'attore, non vengano utilizzate al meglio.
