Noir, Recensione

BERSAGLIO DI NOTTE

Titolo OriginaleNight moves
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1975
Genere
Durata99’

TRAMA

Il detective privato Harry Moseby è ingaggiato per ritrovare la sedicenne Danny e resta invischiato in una serie di delitti legati al traffico illegale di opere d’arte.

RECENSIONI

A cinque anni di distanza da Il Piccolo Grande Uomo, Arthur Penn si riaffaccia su grande schermo proseguendo nella destrutturazione dei codici di genere, dedicandosi ad un giallo dove fa specchiare lo spaesamento del protagonista (nella vita privata, nella mente, nell’anima, nel contesto politico della rivoluzione fallita e post-Watergate) nelle piste imprevedibili delle sue indagini, sottoponendo allo spettatore una drammaturgia (anche) dispersiva e volutamente confusa (alla Mickey One), più affidata alle immagini e al montaggio nervoso (cubista, ha detto Penn) che alle parole della sceneggiatura di Alan Sharp, di cui stravolge la tipica figura del perdente. Penn è stato uno dei pochi registi che, negli anni sessanta e settanta, era riuscito a rileggere in modo personale e “americano” l’amato cinema rivoluzionario europeo (Moseby si lamenta di La Mia Notte con Maud di Eric Rohmer) e, nelle sue pellicole, ha sempre valorizzato il talento degli interpreti (qui Gene Hackman è straordinario) per una sinergia di cinema “sperimentale” e “commerciale” che è diventata il simbolo della Nuova Hollywood. Cupa e malinconica, riflesso del disincanto di una nazione che ha scoperto che non esistono soluzioni, la sua opera noir (la citazione di Sam Spade, nel doppiaggio spesso criminale, è sostituita con Sean Connery) offre anche le grazie di un’acerba Melanie Griffith.