Commedia

BELLI DI PAPÀ

NazioneItalia
Anno Produzione2015
Genere
Durata100'
Tratto dadal film «Nostros los Nobels» di Gary Alazraki
Scenografia

TRAMA

Vincenzo è un imprenditore di successo. Vedovo, rimasto improvvisamente solo, deve badare a tre figli ventenni, Matteo, Chiara e Andrea, che rappresentano per lui un vero e proprio cruccio. I ragazzi vivono, infatti, una vita piena di agi, ma senza senso e soprattutto ignari di qualsiasi responsabilità, con una quotidianità leggera, lontana dai doveri e dalla voglia di guadagnarsi la vita.

RECENSIONI

Remake di Nostros los Nobles (2013), film messicano campione di incassi (a sua volta ispirato a El gran Calavera di Luis Buñuel, 1949), Belli di papà è la nuova variazione su un tema dominante nell'ambito della cinematografia contemporanea, quello della messinscena familiare (da ultimo, in Italia, Una famiglia perfetta di Paolo Genovese, altro rifacimento - Familia di Fernando León de Aranoa -) come meccanismo rivelatorio di ipocrisie, segreti, finzioni: in questo caso, alla base dei momenti di comunione sentita, vissuti da un nucleo ricco e disgregato, vi è l'inganno di un padre che finge la bancorotta fraudolenta per trascinare i suoi figli lontano dai loro comodo vissuto quotidiano, in un tugurio pugliese, per far loro assaporare il ritorno alla povertà e ai valori del lavoro e dell'impegno. Se i figli sembrano all'inizio bimbi viziati, vittime delle proprie fisime, lo sviluppo della vicenda getta ombre su una figura paterna di fatto assente, responsabile decisiva dei fallimenti umani collezionati.
È un Guido Chiesa al servizio del copione quello di Belli di papà, a metà strada tra i toni della garbata commedia e una farsa più spinta, penalizzato da una sceneggiatura rinunciataria - collezione di sketch che giocano a turno con il carattere esasperato di ciascun figlio (il visionario, la debosciata, l'inconcludente gerontofilo) - e che gestisce con professionalità un intreccio che un po' lo imbavaglia, affidandosi al sicuro mestiere del solido (solito?) Diego Abantantuono.
Il racconto, con forzatissima morale, ricondurrà tutto alle logiche del rapporto ritrovato, con qualche scotto da scontare, ma ripagato da una vita più autentica, finale che arriva in affanno, esauritosi lo spunto ideativo iniziale. Peccato.