TRAMA
Uno scrittore uccide la cameriera che ha tentato di sedurre e chiede al fratello reticente di aiutarlo a buttare il cadavere nel fiume, ma quest’ultimo scopre in seguito che nel sacco in cui l’hanno messa c’è scritto il suo nome. È anche innamorato della moglie dello scrittore.
RECENSIONI
Puro Lang a 90 carati, non fosse per gli ultimi cinque minuti in cui tutto va a rotoli, scritti male e messi in scena peggio. Un vero peccato. Lo sceneggiatore è lo stesso (Mel Dinelli) dell’archetipico thriller La Scala a Chiocciola (che ugualmente, quando i nodi arrivavano al pettine, mostrava la corda del suicidio nell’inverosimiglianza) e Lang è deliziosamente sadico per tutto il film (mentre Louis Hayward lo è troppo: perfetto con volto sudato e moti di opportunismo ma a un certo punto le sue espressioni sono troppo rivelatrici e “recitate”, vedi il suo ghigno quando scopre del nome nel sacco), a suo agio come sempre nel noir dove incombe il senso di colpevolezza. Forse l’errore più grande è stato quello di sfumare e non far capire allo spettatore che lo scrittore protagonista è uno psicopatico (altrimenti perché scrivere un romanzo in cui si accusa?), cosa abbastanza evidente nel finale ma non tanto da giustificare che anche il secondo “cadavere” torni dal fiume perché non “sistemato” a dovere. L’ossessione per il tema della colpa è anche quella che porta Lang a filmare la scena che rovina tutto, la visione simbolica del fantasma (a ciel sereno: il protagonista per tutto il film non ha mostrato un briciolo di rimorso), quindi per gli autori ci sta (?) che una tenda ti metta fuori gioco. Pensando invece alle cose belle: la figura dello storpio di Lee Bowman, generoso e cavaliere (anche un po’ fesso e schizofrenico nel cambiare idea più volte sul denunciare o meno il fratello), i chiaroscuri all’inizio (quando Hayward si nasconde in casa agli occhi del fratello), gli esterni nel fiume alla ricerca del cadavere con le beffe del destino e quel pesciolino simbolico che torna. Su tutto, poi, tema caro anche questo a Lang, la cattiveria delle persone e del regista nel dargli voce sogghignando agghiacciato dai pettegoli, dagli insinuatori, dalle zitelle vendicative (Ann Shoemaker).