Drammatico, Recensione

BARRIERA INVISIBILE

Titolo OriginaleGentleman’s agreement
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1947
Durata118’
Montaggio

TRAMA

Philip Greca, giornalista, è incaricato di redigere un articolo sull’antisemitismo. Si spaccia allora per ebreo e scopre che, negli Stati Uniti, il razzismo è molto diffuso.

RECENSIONI

Prima di tutto uomo di teatro, Kazan preferiva mettere in scena drammi ambientati in interni, con nucleo polemico di impegno politico e civile (questo film, ai tempi, sollevò non poche critiche da parte della comunità ebraica), basandosi su sceneggiature morali(stiche) dai dialoghi sagaci, emblematici, da incorniciare in situazioni dal sicuro impatto spettacolare. Il suo talento più grande, montaggio a parte, risiedeva nella direzione delle recitazioni (in questo stesso anno fondava, insieme a Lee Strasberg, l’Actor’s Studio), sempre perfette, coinvolgenti, realistiche (anche Gregory Peck, di solito legnoso, qui è espressivo). L’antisemitismo non è affrontato dal punto di vista del razzismo attivo, ma da quello passivo, dei finti democratici, delle persone perbene (i gentlemen del titolo originale che “acconsentono”) pronte a puntare il dito ma mai a muoverlo per cambiare le cose.  Un’analisi perspicace, una requisitoria molto efficace che, come nel precedente Boomerang, l’Arma che Uccide, sfrutta l’espediente drammaturgico del far provare in prima persona, allo spettatore, l’esperienza narrata, per portarlo a riflettere, una volta tanto, su se stesso e sui limiti che, inavvertitamente, si ereditano dall’ambiente circostante. È anche un’opera prolissa, qua e là retorica ed enfatica ma fa parte della sua encomiabile veste da educazione civica.