Drammatico, Recensione

BAD BOY BUBBY

NazioneAustralia
Anno Produzione1993
Durata100’

TRAMA

Minorato mentale di trentacinque anni, Bubby convive in un monolocale con la madre che lo ha convinto a non uscire mai, lo maltratta, lo intimorisce con la figura di Gesù, lo usa come amante e, all’occorrenza, lo coccola. Quando torna papà però…

RECENSIONI

Rolf De Heer spiazza le platee di tutto il mondo con una pellicola “proibita” e malata che inscena un rapporto madre-figlio morboso e violento, fra oscenità, squallore e blasfemie (che il doppiaggio nostrano cerca di tamponare). Come una pellicola eccessiva di Lina Wertmuller ma nuda e cruda, senza alcuna matrice grottesca. La prima parte si occlude in un ambiente soffocante, dove vige un sistema di valori assurdo e dove le menzogne rifilate al “bambino” hanno conseguenze inaspettate, paradossali. Contro ogni aspettativa, però, quando Bubby scopre il mondo “vero”, de Heer lo rappresenta volutamente e sardonicamente come un’estensione di quello privato, selezionando gli elementi più bizzarri che confermino al protagonista l’esterno come se lo immaginava. L’idea folgorante della sceneggiatura è quella caustica con cui il regista, dopo averci gettato all’Inferno, ci (di)mostra che la (ir)realtà vera è più folle, che i terrestri che circondano questo “alieno” si rivelano più crudeli della mamma. Generosa di eventi sopra le righe, la pellicola chiude in modo geniale la sua parabola con il Rain Man che diventa una celebrità inscenando sul palco gli orrori subiti. Perché la Vita è crudele o meno a seconda se ne subisci la realtà o la trasformi in finzione.