Back to the Future

Dove tutto ebbe inizioNelle passate edizioni il Future Film Festival ha attraversato in lungo e in largo la città di Bologna trovando alloggio in sale che ormai non esistono più (il Nosadella, rinato altrove), in teatri un tempo prestigiosi (il Duse), nella multisala vicino alla stazione, (il Capitol), nel salotto del centro storico (l’Odeon), in alcuni dei cinema proprio in questi tempi a rischio di chiusura (il Jolly e l’Europa), nella più grande sala cittadina (il Nuovo Medica). Quest’anno il cerchio si è chiuso con il ritorno In Cineteca. Non proprio negli stessi luoghi, però, perché nel frattempo la Cineteca si è trasferita da via Pietralata agli spazi dell’area dell’ex-Macello, in via Riva di Reno, dove le due sale, Mastroianni e Scorsese, sono incastonate in quella che è diventata una vera e propria cittadella dell’audiovisivo. Un ritorno quindi più che altro tematico e forse anche affettivo, dove tutto, quattordici anni fa, ebbe inizio. Tema della manifestazione, ancora una volta diretta da Giulietta Fara e Oscar Cosulich, in linea con le profezie Maya per l’anno in corso: the end of the world.
Il Cuore del festivalNonostante la forte presenza di eventi collaterali, il festival, da sempre indagatore delle nuove tecnologie applicate al cinema, ha continuato a porre molta attenzione al concorso internazionale, dove film di ogni latitudine si sono confrontati. Non solo a suon di Pixel è stata la gara, ma cercando di premiare la creatività nell’utilizzo degli effetti speciali e nella capacità dell’animazione di raccontare un altrove comunicativo e originale. Ottima la selezione dei film candidati al Lancia Platinum Gran Prize, una delle migliori degli ultimi anni, con il piacere di entrare in sala carichi di aspettative e la gioia di trovarle il più delle volte soddisfatte. Varia la provenienza dei dieci titoli in gara, dalla Spagna, con il già molto applaudito Wrinkles di Ignacio Ferreras, alla Francia, con lo spettacolare A Monster in Paris di Bibo Bergeron, e alla Danimarca con il cupo The Great Bear di Esben Toft Jacobsen. Due le coproduzioni, Alois Nebel di Tomás Lunák (Repubblica Ceca/Repubblica Slovacca/Germania) e Attack the Block di Joe Cornish (Gran Bretagna/Francia). È comunque sempre l’oriente a dominare la scena, con un’opera, invero non tra le più riuscite, dalla Corea del Sud (Green Days – Dinosaur and I di An Jae Hoon) e ben quattro film dal Giappone (Children Who Chase Lost Voices di Makoto Shinkai, A Letter to Momo di Hiroyuki Okiura, Midori-ko di  Keita Kurosaka e Tibetan Dog di Masayuki Kojima).
L’AperturaDavvero originale la scelta di un’apertura più che mai sintonizzata sul tema catastrofico di quest’anno attraverso il concerto/performance di due “big” della scena musicale e cinematografica: Bill Laswell e Cristiano Travaglioli.
_x000D_Bill Laswell è un bassista e polistrumentista, produttore discografico americano. Ha iniziato la sua attività professionale alla fine degli anni ’70 e ha collaborato con ogni genere di artista. Una lista molto limitata delle sue pressoché infinite collaborazioni comprende Herbie Hancock, Laurie Anderson, Tony Williams, Mick Jagger, Sting, Carlos Santana, John Zorn, il Dalai Lama, Pharoah Sanders, Yoko Ono, John Lydon, Bootsy Collins, Buckethead, Brain, Bernie Worrell, Karsh Kale, Afrika Bambaataa, The Last Poets, Zakir Hussein, Shankar, Ustad Sultan Khan, Sonny Sharrock, Toshinori Kondo, Nona Hendryx, George Clinton, Whitney Houston, Bachir Attar, the Jungle Brothers, William Burroughs, Paul Bowles, Sly & Robbie, Mike Patton, Raiz con e senza gli Almamegretta e dozzine di altri di ogni parte del mondo, dall’India, al Giappone, dall’Africa all’Europa (Italia compresa), attraversando ogni genere musicale, dal rock al blues, dal jazz all’elettronica, dal trash metal alla musica celtica, dall’opera al drum’n’bass, dal reggae alla sperimentazione più estrema.
_x000D_Cristiano Travaglioli è il montatore di This Must Be The Place e Il Divo di Paolo Sorrentino, Hai Paura del Buio di Massimo Coppola, Fascisti su Marte di Corrado Guzzanti, Igor Skofic.
_x000D_Con BIG CLANG BANG i due artisti hanno collaborato dando vita a una performance quanto mai bizzarra: un tappeto sonoro rigorosamente live, con grande spazio per l’improvvisazione, da parte di Bill Laswell sulle immagini del montaggio originale creato da Cristiano Travaglioli di una sessantina di film catastrofici. Gara tra i cinefili per riconoscere il maggior numero di titoli!
I PremiLa Giuria, presieduta da Francesco Festuccia (giornalista del TG2 e scrittore), Carlo Mauro (docente, artista visivo, storico e collezionista) e Luca Valtorta (direttore di Repubblica XL e scrittore) ha assegnato il Platinum Grand Prize 2012 al film A Letter to Momo di Hiroyuki Okiura con la seguente motivazione: “Un grande romanzo di formazione che racconta temi importanti quali il senso di colpa e la rielaborazione del lutto, attraverso percorsi narrativi insoliti che si ricollegano alla tradizione con specifici riferimenti ai film kaidan, in maniera divertente e toccante allo stesso tempo, con un’animazione essenziale e molto accurata.
_x000D_La giuria ha voluto inoltre assegnare una Menzione Speciale al film Attack The Block di Joe Cornish perché si tratta di “un film extra-vagante ambientato nella Londra contemporanea, che racconta in maniera insolita importanti tematiche sociali, passando dall’ironia alle modalità tipiche del cinema di genere.”
_x000D_Premio e menzione anche per i cortometraggi. La Giuria, composta da Giovanna Bo, Saul Saguatti e Andrea Martignoni, ha infatti premiato Heldenkanzler di Benjamin Swiczinsky “per l’uso di numerose tecniche diverse in un film di taglio documentaristico, e per la sceneggiatura in grado di affrontare anche con leggerezza un tema storico complesso e poco noto”, e attribuito la Menzione Speciale a Vivre Ensembre En Harmonie/Living Together In Harmonie di Lucie Thocaven “per l’uso sdrammatizzante della violenza terapeutica… and I feel fine”.
Gli OspitiTra i tanti ospiti della manifestazione, i più acclamati dal pubblico sono stati sicuramente il regista Peter Lord e il tecnico della Pixar Joshua Hollander.
_x000D_Peter Lord ha accompagnato la sua spumeggiante creatura Pirati! – Briganti da strapazzo presenziando entrambe le proiezioni previste e incontrando il pubblico per spiegare segreti e trucchi di lavorazione. Suo fido compagno il pupazzo in plastilina di Capitan Pirata, protagonista del film. Ecco alcune delle sue esternazioni più significative:

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  • _x000D_"Abbiamo usato una tecnica vecchia di un secolo, e quindi è forse paradossale che ci si trovi qui a presentarlo al Future Film Festival!”
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  • _x000D_"Tutto nasce da un libro di Gideon Defoe, "Pirati!”. Ero nel bel mezzo di una riunione noiosissima, e mi sono messo a sfogliarlo. Dopo sole sei pagine realizzai che era la cosa più divertente che avessi mai letto in vita mia!”.
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  • _x000D_“Della saga con Johnny Depp ho visto solo i primi due capitoli…quanto al terzo, a metà film sono uscito dalla sala…
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  • _x000D_“Amo la computer grafica, ci sono lavori ottimi in quel campo, ma gli animatori sono persone che stanno sempre al computer e a vederli potrebbe sembrare che stiano compilando fogli Excel. Il modo in cui lavoriamo noi è molto diverso, usiamo le mani e questo porta inevitabilmente energia sullo schermo!
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  • _x000D_“Quando un animatore in stop-motion inizia un gesto non sa dove stia andando, come nella vita vera. Per questo trovo sia uno stile dinamico
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  • _x000D_“Tutta l’animazione si decide in quello spazio tra la punta del naso e i capelli
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_x000D_Joshua Hollander, supervisore agli effetti 3D della Pixar Animation, ha invece preparato una vera e propria lezione per gli spettatori tentando di chiarire una volta per tutte come nasce un film in 3D, cosa vede l’occhio umano e come si crea la magia della tridimensione, intercalando il tutto con frammenti di storia della Pixar. Molto professionale, moderatamente simpatico, forse un tantino noiosetto, soprattutto per chi aveva già visto i corti che accompagnavano I Muppet  (il simpatico Small Fry con i personaggi di Toy Story) e Toy Story 3 (il geniale Quando il giorno incontra la notte) e sperava in qualche anticipazione più succosa di Brave.
Gli Eventi collateraliRicchissimo il carnet di appuntamenti che hanno accompagnato la cinque giorni e mezzo di festival. Escludendo i film Fuori Concorso, quelli catastrofici nella piccola retrospettiva ad hoc (L’esercito delle 12 scimmie, La guerra dei mondi, L’alba del giorno dopo, Quando soffia il vento) e le due “opere” per gli amanti delle emozioni forti dai titoli più che eloquenti (Deadball di Yudai Yamaguchi e Zombie Ass: Toilet of the Dead di Noboru Iguchi), uno degli eventi centrali è stato ancora una volta il 3D Day, giornata interamente dedicata alla tecnica stereoscopica con l’intento di fare il punto sulle sue molteplici implicazioni e su quello che, per alcuni, è un revival ormai prossimo al tramonto.
_x000D_Diverse pure le occasioni per gli addetti ai lavori, come il Pitching Ideas, il convegno sulla Motion Graphic brasiliana, con opportunità di organizzare incontri per i professionisti del settore, numerosi workshop, il percorso interattivo “Snowhitès Secret Box” di Ana Juan, la “Mostra degli Illustratori”, la “Blender Night”, cine-cene ad hoc, la tavola rotonda “FFFGreen” incentrata sulle possibilità di raccontare un presente e un futuro sostenibili, e tantissimi altri momenti di condivisione per appassionati, professionisti, curiosi e tutti quelli che non si accontentano di vivere il presente ma hanno sempre un occhio avanti.