BACI RUBATI

Quest’opera che apre con l’inquadratura dei cancelli della Cinématheque “a riposo” per volere del ministro, è il terzo appuntamento, ma a colori, con le avventure di Antoine Doinel, dopo I 400 Colpi e Antoine e Colette: sorprendentemente leggero, divertente, "libero". Jeanne-Pierre Léaud è straordinario, ricorda Charlot nel suo rapporto disastroso con i mestieri, nell'incanto che lo coglie di fronte alla bellezza femminile portandolo anche a "rubarne" l'intimità. Verso il finale si incappa in una buffa trama mystery/spy alla Alfred Hitchcock.