TRAMA
Futuro prossimo: Ash è un’ottima giocatrice del gioco simulato di guerra Avalon. Solitaria e accompagnata da un cane, vuole trovare l’accesso del gioco ad un livello superiore attraverso un “fantasma”.
RECENSIONI
Ci sono film tratti da videogame, film girati come videogame e film di impossibile definizione, che viaggiano nel sottile confine tra realtà e immaginazione. “Avalon” rientra tra questi e sembra bussare più alle porte dell’inconscio che a quelle della ragione. Racconta infatti di Axa, giovane campionessa di un videogioco che sembra l’unico scopo della sua vita e della vita delle persone che le gravitano intorno. Il suo solo interesse è raggiungere il livello superiore e scoprire che cosa nasconde. Non privo di fascino, il film di Mamoru Oshii soffre però di una narrazione assai complessa, in cui allo spettatore vengono negati troppi elementi per poter giocare insieme alla protagonista. La parte centrale è tutta un susseguirsi di incontri con vescovi, arcivescovi, guerrieri, fantasmi ed è giocata visivamente sulla desaturazione dei colori che rende perfettamente la cupezza dell’ambientazione polacca. La lunga sequenza finale, accompagnata dall’efficace tema lirico del film, è ben girata e di grande suggestione, ma la soluzione non scioglie tutti i dubbi accumulati nel corso della narrazione lasciando un po’ insoddisfatti. Ciò che si capisce, e che già si era supposto fin dalle prime sequenze, risulta banale, e ciò che si immagina, resta un insondabile mistero. Chissà, forse Oshii cerca la strada per rappresentare l’imponderabilità di un mondo privo di punti di riferimento, in cui ogni mossa può essere quella giusta ma rischia di essere quella definitivamente sbagliata. Un po’ metafora della vita, un po’ specchio della fantasia. Ma se non ci si può rifugiare nemmeno nei sogni, cosa ci resta?