Commedia, Drammatico, Noir, Poliziesco

AUTOREVERSE

TRAMA

Il contatto tra la giovane Caty e una banda di criminali avviene quasi per caso. Dopo la prima rapina la giovane, sempre più presa dall’esperienza, non ha nessuna remora nell’accettare di alzare il tiro e partecipare a un colpo davvero pericoloso.

RECENSIONI

Klapisch va di polar e propone il corso di formazione (dis)umana di una donna che, prescelta dal capo di una banda  per girare il filmato di una rapina (ma quello del tournage del misfatto - elemento chiassosamente metaforico - rimarrà un semplice inciso poi ripreso, in parallelo, dall'insistere finale sulle immagini delle telecamere a circuito chiuso), di fronte a un bivio fatale, sceglie la pericolosa strada della malavita. Nel rispetto sostanziale del codice prescelto, il regista inserisce di suo una vena di scuro umorismo che si fa strada soprattutto nella primissima parte: in questa, soffermandosi maggiormente sulla descrizione dei caratteri, Klapisch lascia il suo marchio sul film e le convenzioni da questo omaggiate, producendo, solo a tratti, un effetto spiazzante non disprezzabile. Il percorso esistenziale dei personaggi - sottolineato ad  abundantiam da voci off inopinatamente abbandonate - che vedono intrecciare la loro strategia di gruppo a schermaglie erotiche a bassa definizione, si chiuderà in modo variamente infelice: solo la donna, drogata dal crimine e dal miraggio del danaro facile, abbandonata la telecamera (caricata come un'arma, in quella che è la sequenza più acuta del film) e impugnata la pistola, dopo la discesa agli inferi troverà, in solitudine, l'agognato paradiso (con tanto di pedante benvenuto).
Il film, in attesa che si chiuda il cerchio reversibile che congiunge l'immagine iniziale a quelle del prefinale, procede a tentoni senza rinunciare a certi spunti cartolineschi. Inciampando nei  toni da commedia prescelti, non di rado mal modulati, che ne penalizzano lo sviluppo, l'autore cerca di scuotere il lato visivo della faccenda provando qualche soluzione più ardita ma senza rifarsi a un'idea stilistica coerente o, quantomeno, funzionale. Autoreverse [titolo italiano in luogo del ben più pregnante originale Ni pour, ni contre (bien au contraire)], come la sua protagonista, la cui vita viaggia sul confine pericoloso che separa l'anonima tranquillità da un rischioso stile di vita che potrebbe pagare tantissimo, va in cerca di un'identità ma, non sapendo giocare col registro ambiguo come di fatto aspirerebbe, paventa solo incertezza e una finale resa allo stereotipo (si guardi la seconda parte, dedicata alla realizzazione del colpo, che è tutta un déjà-vu, senza che l'alibi dell'omaggio al genere riesca più a reggere).
Un tentativo onorevole, servito da attori in parte, ma un risultato modesto.