Azione, Recensione

AUTOBAHN

Titolo OriginaleCollide
NazioneGran Bretagna/ Germania
Anno Produzione2016
Genere
Durata99'
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Casey è un giovane americano trapiantato in Germania, dove vive di piccola criminalità fino all’incontro con Juliette. La ragazza però è afflitta da una grave malattia, e le cure sono molto costose; per salvarle la vita Casey è costretto a tornare nel giro, finendo nella guerra tra lo spacciatore Geran e il suo boss Hagen.

RECENSIONI

Tra lunghi inseguimenti autostradali e piogge di proiettili, Autobahn – Fuori controllo è un action race & crime che senza arte né parte si pone a carte scoperte sulla scia del successo di Fast and Furious. Tuttavia quello di Eran Creevy è un genere virato in termini più realistici e romantici, privo di quella formula ipertrofica che ha reso la saga di Vin Diesel il più consapevole erede degli hard bodies anni ’80. Autobahn piuttosto preferisce investire su una storia d’amore con tanto di damigella in pericolo e ultimo colpo prima di uscire dal giro, temi canonici che corrono in parallelo ad uno sviluppo da action vecchia scuola. Ma il romance sbiadito della coppia formata da Nicholas Hoult e Felicity Jones resta appendice smorta e pretestuosa, mentre l’azione (seppur ben girata) si ingolfa ripetutamente in passaggi narrativi improbabili e privi di sostanza. Ma il genere può tranquillamente cibarsi (anche) di questo, se a controllare il tutto troviamo uno sguardo registico in grado di donare energia anche al cliché più abusato, di fare la differenza tra classico e banale. Purtroppo Autobahn questo sguardo non lo trova mai, e il risultato è un film di pura inconsistenza, in cui l’unica traccia di personalità giunge dalle incursioni del gangster turco impersonato da un divertito e istrionico Ben Kingsley; in questo il film sembra riportarci ai canoni sopra le righe del pulp anni ’90, ma a controbilanciare l’entusiasmo Creevy si incastra sul secondo antagonista della situazione, un Anthony Hopkins in pieno pilota automatico alle prese con un personaggio che sente il bisogno di citare a caso Oppenheimer e altri pur di dare al film un tono che con c’è.
Al netto di ciò si potrebbe comunque notare come il ritorno di questo sottogenere crime, anche se declinato con così scarsa ispirazione, finisca comunque per assumere le vesti di una contro-action hollywoodiana, un’alternativa analogica e “artigianale” all’approccio digitale dei vari cinecomics. Come detto, le componenti action di Autobahn rimandano ad un cinema di genere sempre più raro nella Hollywood dei tentpole in costume, e non sorprende quindi ritrovare nei titoli del film il nome di Joel Silver, che dopo Jerry Bruckheimer è il più importante produttore action di Hollywood. Ma a proseguire lungo questa strada si rischia di sfondare il muro dell’autoreferenzialità, andando ben oltre intenti e motivi d’interesse di un (semplicemente) brutto film di genere, fallimentare anche sulla prova del puro e più ludico intrattenimento.