Drammatico

AT ANY PRICE

TRAMA

Nel competitivo mondo dell’agricoltura moderna l’ambizioso Henry Whipple vuole che suo figlio, il ribelle Dean, lo aiuti nella gestione delle terre per espandere l’impero di famiglia. Ma il ragazzo mira a diventare pilota professionista di corse automobilistiche. Quando la loro azienda è sottoposta a un’indagine ad alto rischio, padre e figlio si trovano ad affrontare una situazione inattesa che minaccia la sopravvivenza dell’intera famiglia.

RECENSIONI


Ramin Bahrani è un’icona del cinema indipendente. Nato da genitori iraniani in America, ha frequentato i festival più blasonati ottenendo numerosi riconoscimenti. Il famoso critico cinematografico del Chicago Sun-Times Roger Ebert, premio Pulitzer e primo ad avere una stella nella Hollywood Walk of Fame, folgorato dalle sue prime regie lo ha addirittura definito nel 2009 come “il regista americano del futuro”, confermando quanto già scritto dalla rivista Screen nel 2006. Inevitabile, quindi, con tante ottime credenziali che il cinema mainstream gli aprisse le porte, lasciandogli anche ampi margini di autonomia. Il risultato è un ibrido, solido ma un po’ insipido, che affronta temi importanti collocandoli in un contesto originale, la rivalità tra agricoltori di mais nel Midwest, senza però offrire spunti particolarmente significativi. Come dire, che la provincia americana trasudasse malessere e la famiglia fosse il covo di tutte le insidie, lo sapevamo già e la visione di Bahrani allarga gli orizzonti geografici ma a livello di contenuto segue piste rodate.


Il suo melodramma raggelato avrebbe forse necessitato di uno sguardo più tagliente per colpire davvero nel segno, anche se bisogna riconoscergli la capacità di trovare le giuste sfumature nel connotare l’ambiente dove far muovere i personaggi. In questo senso l’interpretazione di Dennis Quaid è davvero esemplare, sempre sul punto di eccedere e sempre in grado di trovare quelle mezze misure che permettono di credere in lui e nel suo padre volitivo, un uomo per cui l’espansione aziendale e il successo sono gli unici valori in cui credere e da tramandare. Il suo mantra è “Expand or Die” e dietro ai sorrisi di circostanza combatte una battaglia all’ultimo sangue, e ai limiti della legalità, per accaparrarsi clienti o comunque non perderne. È il simbolo di un’America rurale dove la tecnologia ha modificato la tecnica (trattori con aria condizionata, coltivazioni OGM, il prezzo delle materie prime sempre sotto gli occhi) senza variare di una virgola le pulsioni conflittuali che sporcano da sempre di sangue le mire espansionistiche.


Una vera rivelazione la giovanissima Maika Monroe che incarna con sensibilità la ribellione vera, quella intima, lontana da eccessi più sensazionalistici che davvero sentiti. Non a caso l’unico personaggio che riuscirà a fuggire, insieme al fratello scappato in Argentina di cui abbiamo traccia solo nelle cartoline che spedisce da lontano, a dimostrazione di come l’unico modo per non soccombere a un presente che esige le sue vittime sacrificali nel perpetuarsi di abitudini, valori e stili di vita incontestabili sia infilarsi nel vortice o fuggire. In mezzo non si può stare. Meno efficace, invece, il personaggio che più cambia nel corso della vicenda, quel figlio prima assente, poi ribelle, poi perduto e infine ritrovato, a causa anche di un attore, l’ormai star Zac Efron, per cui l’icona giovanilistica lascia poco spazio al personaggio. Banale, invece, perché stravisto, che l’ennesima unione familiare di facciata sia ancora una volta dovuta a una donna, quella madre quasi trasparente e marginale eppure determinante nel ricucire un legame in caduta libera. Bahrani tiene le fila del racconto, controlla che il pathos non sconfini, pone domande traducendo una crisi economica in crisi sociale e morale e ha il pregio di non fornire risposte, ma la sua visione si configura più corretta che in grado di lasciare il segno.