Animazione, Commedia, Recensione

ASTERIX E CLEOPATRA

Titolo OriginaleAstérix et Cléopâtre
NazioneBelgio
Anno Produzione1968
Durata72'

TRAMA

L’architetto Numerobis chiede aiuto al caro amico Panoramix: deve costruire un palazzo per Giulio Cesare in tre mesi, pena la morte, per fargli vincere una scommessa con Cleopatra. La pozione magica accelera i lavori, ma un architetto concorrente gli mette i bastoni fra le ruote.

RECENSIONI

Dopo Asterix il Gallico, un successo al cinema per cui René Goscinny e Albert Uderzo non ebbero alcun diritto-dovere (per un problema di vacanza dei diritti d’autore, ma nemmeno si opposero alla sua uscita), la compagnia belga Belvision adatta un altro classico a fumetti della coppia, stavolta con la loro complicità non accreditata (Uderzo disegna gli sttoryboard, Goscinny co-adatta il racconto). Anche questa volta insoddisfatti dalla resa figurativa finale, i due autori produrranno direttamente le versioni animate delle proprie creature solo in seguito: l’”Asterix e Cleopatra” su strisce è fra gli albi più belli, quest’opera lo annichilisce con un’animazione scarsa e gag grossolane. Il racconto di Goscinny e i disegni di Uderzo sono ridotti all’osso perché, come in una delle più corrive produzioni televisive di Hanna e Barbera, si privilegia il movimento, fra botte e fughe, e si cercano le battute più facili. Pochi danni aggiunge, quindi, il doppiaggio italiano che si prende molte libertà, trasformando Numerobis in un siculo e il suo acerrimo nemico in un tedesco nazista. A mancare, è la magia: l’arte dello scrittore Goscinny alberga nei dettagli umoristici, nella sottile ironia, nella sua capacità, attraverso una semplice situazione o battuta, di creare (anche) legami affettivi fra i personaggi. Qui, ad esempio, manca del tutto il fascino della co-protagonista Cleopatra e non c’è nota a margine della sceneggiatura che denoti sagacia. Del disegnatore Uderzo, invece, si perdono i tratti salienti, fatti di cura del dettaglio, di geniale mimica caricaturale (uno sguardo, un mondo di pensieri). Si fa prima a buttarla nel musical, con canzoni che, infine, sono l’ingrediente (originale) migliore dell’opera (da citare “Quando l’appetito c’è”): non per niente, il regista Lee Payant è, in realtà, un performer musicale.