Commedia, Drammatico, Recensione

ARRIVA JOHN DOE!

Titolo OriginaleMeet John Doe
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1941
Durata135’
Sceneggiatura

TRAMA

Per attirare l’attenzione, una giornalista s’inventa un fantomatico John Doe che, senza lavoro, minaccia di uccidersi il giorno di Natale. Con i suoi articoli diventa un eroe nazionale e lei è costretta a trovare qualcuno che lo impersoni: un barbone.

RECENSIONI

Ennesima, salutare iniezione di ottimismo da parte di Frank Capra, molto simile alla precedente Mr. Smith va a Washington: John Doe assurge a simbolo dell’uomo medio americano, nerbo di una nazione da ricostruire sui principi della solidarietà e dell’altruismo, per quanto l’autore non neghi, sottilmente e in tutto il suo cinema, che la lotta contro le distorsioni della società civile inizia sempre da parte di un solo uomo. Mai retorico, artificioso o semplicistico, Capra riusciva a trasmettere con schiettezza i messaggi alla Nazione pensati con la Bibbia in una mano e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo nell’altra, sposando un idealismo a oltranza ma non “cieco”, come quello di tanti divertissement hollywoodiani spensierati e faziosi. In quest’opera nata in un clima ancora più cupo, Capra asseconda la propria dottrina facendo muovere il suo Cristo moderno in una terra di sconforto, di particolarismi e corruzione politica, di opportunismo e scetticismo, indeciso sul finale più adatto (ne girò ben cinque). Più dramma che commedia, in una sapiente sinergia con lo spettacolo popolare che tocca le corde emotive dei disillusi: è sulla fiducia che si fonda una grande nazione. Sorgono spontanee considerazioni varie sulle differenze culturali fra Stati Uniti ed Europa, più compiaciuta del proprio nichilismo e individualismo (che non vuole attribuire troppo “potere” alla massa e, forse proprio per questo, ha dato luce a movimenti totalitari) ma probabilmente meno imbruttita a livello di singoli. John Doe è Capra, predicatore leale con motti d’amore banali da (ri)comprendere nel loro valore genuino, caparbio nel propugnarli tramite strumenti semplici ma efficaci (il film): esemplare la scena in cui riassume i pro e contro del capitalismo con la gag dei “vermucci”, impressionante il realismo delle testimonianze di vita quotidiana del “John Doe club”. Un prodotto d’impegno sociale che sposa istanze commerciali per una precisa scelta strategica che, seppur spossante per i palati più pretenziosi e anche esageratamente lungo, finisce con il ricordare a tutti il senso profondo della società democratica e civile, che non si basa né sul capitalismo selvaggio né tantomeno anela al comunismo, modelli estremi fondati sull’odio (del concorrente, dei poveri e della classe borghese).