Commedia, Recensione

APRILE

TRAMA

1994: la Destra vince le elezioni. 1996: nasce il figlio Pietro e la Sinistra va al Governo.

RECENSIONI

Caro Diario 2: un semplice documentario sulle ultime vicissitudini politiche italiane che portano sempre più a distanza Nanni Moretti, ai limiti dell'indifferenza. La prima parte, sul dovere civile e professionale, rispecchia il disagio di un attonito Michele Apicella che filma i comizi elettorali, monta le tribune politiche televisive, infine preferisce il latte macchiato al commento sdegnato sulle immagini (e le parole) di Emilio Fede, Silvio Berlusconi, Umberto Bossi. Il collage auto-italo-biografico è, volutamente, scollato, esangue, svogliato. Lo stesso Moretti, interpretando se stesso (o Michele?), "recita" male, le sue gag non funzionano, anche le più infallibili (il comizio di Hyde Park). Lo smarrimento della Sinistra è lo smarrimento di Nanni e quello della pellicola anche se solo fino a un certo punto voluto. La rabbia è programmatica: "D'Alema, reagisci!", "Luchetti (il regista) non svenderti con la pubblicità!", "Heat e Strange Days fanno schifo!". La tracotanza dell'intransigente Michele Apicella, però, non funziona più. Il pensiero di Moretti corre al figlio appena nato e le ansie di un neo-padre si trasformano in ricerca di serenità ("Basta con le cose brutte, i film 'contro', voglio filmare ciò che mi piace”). La disillusione politica, passando attraverso la malinconia (il "bestiame" albanese sui lidi pugliesi), scopre il sentimento umano, valori meno contingenti. Questo "manifesto d’intenti", speculare al Sogni d’Oro che, in qualche modo, rompeva con le opere precedenti e testimoniava in modo meta un blocco creativo dell'autore, diventa improvvisamente ispirato, radioso nella catarsi dell'accettazione di sé e la scoperta di un nuovo oggetto d'amore e sboccia nel magnifico "musical" finale, quello che Michele Apicella, nel 1981, non avrebbe mai osato girare. I tempi cambiano.