Recensione, Supereroi

ANT-MAN AND THE WASP

TRAMA

Scott Lang è agli arresti domiciliari ma Hank Pym e figlia hanno bisogno di lui per ritrovare la madre nel regno quantico. Ava, però, vuole quest’ultima per guarire da un disturbo molecolare e li combatte.

RECENSIONI

Il seguito del successo a sorpresa Ant-Man, sempre diretto da Peyton Reed, funziona meglio, pur nelle maglie di un prodotto Marvel di tutto rispetto e/ma fatto col pilota automatico: forse perché il primo capitolo, nato come progetto di Edgar Wright e fatto rientrare nei ranghi, soffriva di ripensamenti e stiramenti quantici, forse perché c’è stato un cambio di sceneggiatori (s’aggiunge la coppia di Spider-Man: Homecoming, Chris Mckenna ed Erik Sommers), forse perché s’è scelto un format meno fondato sugli stereotipi patetici padre/figlia e in cui ovviare al plot convenzionale con accelerazioni di azione e battute. Il cardine della commedia di caratteri sono il buddy movie con i battibecchi fra Scott Lang e Hank Pym e le schermaglie amorose (specialità di Reed) con the Wasp ma, a un certo punto, vengono sposati inseguimenti e meraviglie digitali, con il topos dei vari contendenti a caccia del tesoro (il laboratorio rimpicciolito). La simpatia del film è la stessa che ispirano (quasi) tutti i personaggi, dai soci scemi dell’impresa per la sicurezza all’agente Fbi che “perseguita” il protagonista, fino al trafficante criminale a caccia delle meraviglie tecnologiche di Pym. A Laurence Fishburne e al fantasma (maschio nei fumetti) di Hannah John-Kamen, invece, sono riservati i sipari tragici. Alcune gag sono davvero spassose ma l’ingrediente più riuscito e sorprendente sono le coreografie nelle scene d’azione, fra corpi-a-corpo e inseguimenti d’auto, dove il rimpicciolimento subitaneo di se stessi o di oggetti vari interagisce con le dinamiche più canoniche: gli autori hanno compreso e valorizzato le ragioni del successo del supereroe nei fumetti. Lascia basiti, anche, nel bene e nel male, il modo in cui gli effetti speciali sono in grado di ringiovanire gli attori (i flashback con Pfeiffer, Douglas, Fishburne). Spensierato e con happy ending, ma durante i titoli di coda si rimette tutto in ballo, pensando a Infinity War.