TRAMA
Uccelli e maiali – nemici giurati nell’omonimo franchise videoludico – si dovranno alleare contro una minaccia comune, l’egocentrica Zeta, leader dell’Isola delle aquile, che intende estendere il suo dominio.
RECENSIONI
Che a Hollywood le idee scarseggino è risaputo; dopo film tratti da videogames (mai davvero riusciti e mai particolarmente di successo) ecco approdare sul grande schermo film tratti da giocattoli (The Lego Movie), da “app” (Angry Birds) e sulle app (Emoji Movie) e, come da ormai recente tradizione, sequel annessi (Angry Birds 2 appunto). L'obiettivo non sono semplicemente i proverbiali “soldi facili”, dati dallo sfruttamento di proprietà pre-esistenti, già conosciute e vendute al grande pubblico, quanto il più sottile product placement: tali sub-prodotti puntano a vendere prodotti collaterali, quelli che fanno i “soldi veri”. Poco importa se si va in perdita, il film, in questo caso, diventa un mega spot, una costosissima pubblicità. Il primo, imbarazzante capitolo cinematografico della saga video ludica che vede uccelli arrabbiati contro maiali ladri di uova, è stato un discreto successo al boxoffice che, complice il budget contenuto, ha garantito la messa in cantiere del seguito. Alla regia subentrano i veterani tv Thurop Van Orman e John Rise (Le Superchicche, Adventure Time, Rick & Morty) che trasformano il videogioco in televisione, traslandolo al cinema. I risultati sono senza dubbio migliori rispetto all'episodio precedente, ma non per questo soddisfacenti: setting e protagonisti sono già stati introdotti, non resta che inventare nuovi personaggi (la studentessa di ingegneria Silver, Zeta la cattivona di turno e i suoi scagnozzi), ricamare tutto intorno un' esilissima trama, arricchirla con gag che vanno oltre il non-sense e il gioco è fatto. Ricordare ogni tanto il concept alla base della “app” (gli uccelli si schiantano stile kamikaze contro nemici e oggetti) non fa poi male.
Il film ricalca la formula di tutte le più deliranti commedie d'animazione recenti, parodie di genere (in questo caso lo heist-movie), infarcite di citazioni pop – come nella lista sconfinata di canzoni anni '90, spesso funzionali a gag di pochi secondi - o ammiccamenti ad altrettanti film animati, uno fra tutti Cattivissimo Me, a cui rimanda tutto l'armamentario di gadget tecnologici dei maiali. Non solo, ma sempre dalla Illumination (ricordiamo, produttrice della saga dei Minions e Pets) è mutuata la struttura generale della storia dove la trama principale viene annacquata da una sottotrama sostanzialmente inutile, che qui vede protagonisti tre adorabili uccellini, già star di uno short movie per il mercato home -video, che, nonostante la cornice cinematografica, non scavalcano i confini del cortometraggio. I registi, arresi al tentativo di trovare una qualsiasi logica o ragion d'essere nel prodotto, tentano la strada del puro non-sense, di per sé sempre divertente se non geniale (come nel già citato The Lego Movie, Madagascar 3 o Hotel Transylvania 3), ma a briglia sciolta, facendosi prendere la mano in un accumulo parossistico di gag slapstick esilaranti solo per un pubblico di giovanissimi (target del film, del resto) ma perfettamente dimenticabili, con eccezione della sequenza nelle toilettes, genuinamente ispirata e riuscita.
Come sempre l'unica nota indiscutibilmente positiva riguarda il comparto grafico, ad opera, di nuovo, della Sony Pictures Animation (SPA) che ha realizzato e co-prodotto il film per la Rovio Animation. Il design degli uccelli e dei maiali è tondo e pacioccone, contrapposto a quello longilineo, squadrato e spigoloso delle aquile, che ricordano molto da vicino, a causa della completa e perfetta dentatura, i loro cugini in Cicogne in Missione, ad opera sempre della SPA, che ormai eccelle in quello stile cartoon che un tempo era la cifra stilistica dei corti Warner. Le animazioni dell'uccello Chuck, potenziate da smear frames estremi, ne sono un perfetto esempio, mentre quelle di Zeta mostrano un' evidente mimesi con le movenze della doppiatrice originale, Leslie Jones, ancora più spassosa in questa sfrenata performace cartoon. Da segnalare anche l'efficacia dei render digitali che ben dipingono i colori delle tropicali spiagge dei pennuti e la neve dei ghiacciai dell'Isola delle aquile. Nonostante ciò, il target infantile e il dichiarato non volersi prendere sul serio non possono giustificare la (anche voluta) ingenuità e la tanta, troppa faciloneria di scrittura, che purtroppo si riassume nel sempre più frequente “spreco di risorse”.