Drammatico, Sala

ANGEL FACE

Titolo OriginaleGueule d'ange
NazioneFrancia
Anno Produzione2018
Durata109'
Montaggio

TRAMA

Elli, senza padre, cresce con una madre affettuosa ma instabile ed inaffidabile, che un giorno se ne va lasciandola sola.

RECENSIONI

MADRI E FIGLIE

Tutto inizia con la rappresentazione di un rapporto rovesciato: una madre spaventata ed una figlia, bambina, che la rassicura in una notte di vigilia. La mamma si confermerà subito incapace di badare a se stessa (e a chiunque altro) mandando in frantumi di lì a poco il proprio matrimonio/seconda opportunità (o quinta opportunità?). Lo farà la sera stessa della festa, con qualche bicchiere di troppo ed una noncuranza tra il sollievo e l’incoscienza, ma anche con rozzezza irrimediabile. Cantando brilla, davanti agli invitati, aveva esplicitato già tutto, chiamando “scemo” lo sposo innamorato, che, ancora inconsapevole, rideva.
Già in questi primi minuti lo sguardo che guida il film è quello della bambina - un po’ divertita, un po’ perplessa per i gesti della madre - e lo sarà sempre di più andando avanti, quando la presenza prorompente della Cotillard si eclisserà.
Il personaggio della madre è quello di una donna imbarazzante ma bella, capace di farsi amare, sia pure per un po’. Quello della figlia vive invece di silenzi e sguardi, che andando avanti si tradurranno anche in azioni nel disperato tentativo di ricevere finalmente attenzione.
Il film ci fa intuire rapidamente il quadro generale: nessun padre, nessuna rete sociale, condizioni economiche precarie, l’assistente sociale che incombe, la tv spazzatura che imperversa per tutto il giorno. Una mamma che non prepara mai il pranzo per la bambina, addirittura la invita a pensarci da sé, perché ormai è grande. Impossibili pretese di responsabilizzazione della piccola per compensare le proprie mancanze.
Quando poi arriva l’abbandono la camera segue Elli nel suo vagare tra casa, scuola e dintorni.

Elli, da sola, si trucca e beve, prova i vestiti volgari della madre, riproduce un modello femminile che fa anche di lei una diversa ed un’emarginata, in particolare a scuola. Non viene concessa nessuna solidarietà nel gruppo dei coetanei, nessuna amicizia viene covata sotto una telecamera ottimista. Al contrario, monta un bullismo spietato contro gli outsider.
Come unica spinta nell’abbrutimento e nello spaesamento della solitudine, la bambina cerca come surrogato di padre uno sconosciuto, un uomo che viene rifiutato dal proprio padre, palesemente solo come lei.
Muovendosi tra legami e dialoghi sempre più rarefatti, la pellicola trova il suo snodo drammatico nella recita scolastica, nella quale Elli deve impersonare la sirenetta. Finalmente protagonista (era stata scelta per il ruolo più ambito dalle bambine), si propone di declamare la sua composizione - “vorrò avere un’anima bellissima”, tra i versi. Con la recita le viene negato un atteso momento di riscatto ed espressione di sé.
Un tuffo, un salvataggio che mette a repentaglio la salute, un abbraccio materno, mettono fine per il momento al martirio, senza risolvere nulla, inevitabilmente. Perché nulla cambierà per la figlia, per la madre incapace di correggersi, per l’uomo solo.
In un periodo ricco di storie di madri affettuose e inadeguate - Florida project, Fortunata - Angel face, dell’esordiente Vanessa Filho, riesce a raccontare con delicatezza una realtà spietata e desolante, l’impossibilità della fuga, le ferite dell’infanzia e dell’età adulta.