TRAMA
Un editore e la sua fidanzata comprano una casa invenduta da anni e abitata da due simpatici fantasmi, Max e Lily, ex-attori degli anni trenta.
RECENSIONI
Peter Yates, negli anni novanta, è artisticamente deceduto. Ne è una riprova questa inutile e scontata commedia di fantasmi che sembra partire come un Woody Allen d'annata (i cinegiornali d'epoca, New York e il musical, il vaudeville anni trenta, la fotografia, l’ultima, di Sven Nykvist) e si riduce ad una favoletta edificante sull'anima gemella e l'amore perduto. L'unica idea degna di nota (farina del sacco del produttore Andrew Karsch), peraltro, era stata già sfruttata in un film del 1985 con Glenn Close, Maxie: spiriti allegri che connettono il presente con lo showbiz d'inizio secolo. Michael Caine e Maggie Smith sono impagabili ma non riescono a compensare la prova esagitata e scoordinata di James Spader, incredibile sia come buffone sia come amante passionale. Fra quintali di zucchero e muffa di stereotipi, ci mancava solo l'inabilità del regista a raccontare con chiarezza e trasporto: sono più verosimili gli spettri dei vivi. Il personaggio di Spader accetta l'oltretomba con sommarietà, viene mollato dalla fidanzata in quanto "immaturo" (? Per cosa?) ma è pronto a reclamare con retorica l'integrità morale dell'editoria. La fuga dal nido di Polly Walker (la fidanzata) è il motore di tutto: ma quale grave crimine ha commesso il suo ragazzo da giustificarla nelle braccia di un altro? Oltretutto s'arrabbia nel vedere Spader avvinghiato ad una seconda donna. Alla faccia dell'ipocrisia. Trattasi di battibecchi fra coppie che si amano e non riescono a dirselo. A quanto pare, basta vedere due fantasmi e tutto torna a posto (? E triplo ?). Se sono queste le anime gemelle, meglio calare il sipario sulle loro dichiarazioni d'amore.
