Commedia, Recensione

AMERICAN PIE

TRAMA

Quattro liceali stringono un patto: prima della fine dell’anno devono intingere il biscottino.

RECENSIONI

Incoraggiati dal successo di pellicole come Billy Madison e Tutti Pazzi per Mary (Jason Biggs è una versione adolescenziale di Ben Stiller), tornano i Porky's degli anni ottanta, con minor spirito goliardico e più crisi esistenziali/sessuali, ma ugualmente destinati a mortificarsi e mortificarci (con sano, triviale spasso) in nome del "pussy power" e dei riti d'accoppiamento. L'ossessione della verginità da sconfiggere li costringe ancora all'imbarazzo, con espedienti nuovi (la torta di mele, feticcio di un'America "pulita", brutalmente stuprata) e vecchi (il gutalax, gli sputtanamenti vari): il più sfigato è il povero personaggio di Biggs, vittima di un'eiaculazione precoce in mondovisione Internet e pescato più volte in imbarazzanti atti osceni dal padre (Eugene Levy), di cui deve anche sopportare la goffa educazione sessuale. Nulla di nuovo, solo più spinto, ma la vera grossolanità è il sottile voltafaccia finale, che fa la morale e sposa il sentimentalismo. Ai giovani d'oggi l'America permette qualsiasi birichinata demenziale, basta che, finita la ricreazione (l'adolescenza) siano ben chiari i veri valori da perseguire: l'intraprendenza che alla fine premia, l'amore (c’è altro, oltre al sesso…), la sensibilità femminile da cullare (rappresentata dal canto?) piuttosto che l'esagerata spavalderia maschile (in gruppo, nello sport). Il simpatico idiota (Caos) si scioglie con il miele disneyano (Ordine), forse sperando che i censori avvallino la scurrilità se, infine, abbraccia i valori. Lo stereotipo, in un modo nell’altro, annacqua la spinta eversiva della scemenza citazionista (Il Laureato e Top Gun, fra gli altri). L’esordiente Paul Weitz e il fratello produttore Chris erano sceneggiatori di ‘Z’ la Formica.