Drammatico

ALLA SCOPERTA DI CHARLIE

TRAMA

Charlie è un sessantenne stravagante che torna a casa dalla figlia dopo due anni di ricovero in un istituto di igiene mentale con un piano: ritrovare il tesoro scomparso dell’esploratore spagnolo Padre Juan Florismarte Garces. Armato di libri e metal detector si convince, e prova a convincere la figlia, che le pepite d’oro siano sepolte sotto al negozio “Costco” del loro quartiere._x000D_

RECENSIONI


Il nome di Alexander Payne (Sideways - In viaggio con Jack, A proposito di Schmidt, ma, soprattutto, Election) tra i produttori lasciava ben sperare, invece Alla scoperta di Charlie non riesce nell'intento di unire la commedia con il dramma. Non che manchi di grazia, anzi, e di una certa sensibilità nel tratteggiare i caratteri dei personaggi, ma la scanzonata caccia al tesoro alla base del soggetto avrebbe forse beneficiato di una regia in grado di valorizzare il lato magico e surreale della sceneggiatura. Invece il debuttante Mike Cahill si limita a mettere in scena gli eventi con professionalità, senza però infondere quel mordente e quella vitalità che attraverso le gesta del protagonista parrebbe volere trasmettere. Non siamo per fortuna dalle parti delle sgrammaticature pseudo-autoriali, tutte sgranature e macchina da presa a spalla, che escono a raffica dal "Sundance Film Festival", ma nemmeno di fronte a un film completamente riuscito. Il rapporto tra un padre "borderline", reduce da due anni di ospedale psichiatrico, e una figlia che si è ritrovata di colpo nella necessità di diventare adulta, si affida infatti con pochi guizzi ai cliché del cinema americano: la "strana coppia" piena di aggettivi agli antipodi (razionalità vs follia, ottimismo vs scoramento, azzardo vs esitazione, e così via); il "sogno", sempre in agguato e pronto a premiare chi è ancora in grado di lasciarsi andare; la saggezza mascherata da malattia mentale (o viceversa?); la "seconda possibilità" nella vita, che un film americano non nega a nessuno (ma bisogna assolutamente farcela, perché dopo è finita e si è declassati a "perdenti in odore di redenzione"); e anche un po' di moralismo camuffato da comicità (l'episodio del barbecue di "scambisti" che cerca, invano, la risata). Luoghi comuni a parte, cavalcati con una leggerezza che non indispone grazie a una sceneggiatura poco plausibile ma ben strutturata, ciò che manca è proprio il collante di una regia di polso capace di indirizzare il racconto. Si vorrebbe ridere nei momenti comici, commuoversi tra le pieghe amarognole, appassionarsi negli imprevisti (tutta la parte finale, ambientata sopra e sotto un enorme emporio "Costco"), stupirsi alle virate surreali (la lince in cucina, i cinesi sulla spiaggia, l'inserto a cartoni animati), invece è calma piatta. In sintonia il duetto di protagonisti, con Evan Rachel Wood forse troppo bellina per il ruolo ma in grado di sostenerne la resa espressiva e un redivivo Michael Douglas che riesce miracolosamente a contenere la gigioneria del personaggio.