TRAMA
Il pesciolino Nemo viene catturato da un sub; il padre parte alla sua ricerca.
RECENSIONI
Da Omero a Jules Verne (e viceversa) attraverso i trionfi remoti (Pinocchio, per la fabula e alcuni tratti - la balena - e Alice nel paese delle meraviglie, per il tono felicemente folle della narrazione) e recenti (La sirenetta - la variopinta, cangiante e non di rado irresistibile schiera di comprimari fra cielo e mare -) di casa Disney, ripercorsi con la digitale e virtuosistica lente della Pixar: questo, in riduttiva sintesi, il percorso di un film in cui superficie (la forma squisita) e abisso (la sostanza amarognola di un canonico e triplo racconto di formazione) si incontrano e generano un fuoco di fila audiovisivo. Un film d'amore, fra i personaggi (il rapporto fra padre e figlio, l'implicito e intermittente affetto che lega i due cercatori - l'amore vince tutto, persino il tempo che ondeggia e cancella -) e per i personaggi (tratteggiati con totale, adorante e impietosa precisione, indipendentemente dal peso specifico della parte e a dispetto del ritmo indiavolato del racconto), un'audace quanto efficace unione di riso e pianto, un'opera cinefila nel senso più vero e spinoso del termine, innamorata del cinema, pronta a giocare coi classici polverizzando ogni (mal)vezzo nozionistico per concentrarsi sulla limpida goduria sensoriale (le sequenze nello studio dentistico, fra echi di prison movie e una psicosi infantile condivisa dagli Uccelli nella baia di Sydney). Fra i passi memorabili va citata almeno la scena delle meduse, dolcissimo sogno(/segno) di morte screziato di un rosa quasi lynchano. Dopo Les triplettes de Belleville (stranamente - o forse no - ancora la storia di un amore familiare funestato da un rapimento e salvato da un incredibile riscatto), un'altra perla animata nella stagione 2003/2004.
Ci hanno portato dalla parte dei giocattoli, ci hanno fatto entrare nel micromondo degli insetti e hanno reso possibile scoprire cosa celano le paure infantili. Ora tocca al profondo blu del mare. La Pixar, costola "indipendente" della Disney specializzata in computer grafica, ha ormai superato lo "zio" in fantasia e capacita' di incontrare i gusti del pubblico. La ricetta, anche nel nuovo Alla ricerca di Nemo, si basa su alcuni punti cardine: una tecnica sopraffina, una contagiosa ironia e, soprattutto, una sceneggiatura di ferro. E' proprio lo sviluppo dei personaggi e il loro interagire insieme al fluire della storia il punto di partenza di ogni film Pixar, che riesce nel miracolo di conciliare sofisticati calcoli matematici con personaggi a cui potersi abbandonare. Qui abbiamo un pesce pagliaccio che deve recuperare il figlioletto finito nell'acquario di un dentista a Sidney (per una volta niente americacentrismo!). Il racconto procede seguendo uno schema piu' tradizionale rispetto ai precedenti lungometraggi Pixar, ma il percorso lineare non imbriglia la creativita', che ha modo di esplodere nei dettagli e nella perfetta caratterizzazione dei personaggi. Con pochi geniali tocchi ci affezioniamo alle varie specie ittiche rappresentate: dalle prede ai predatori, senza che siano sempre le dimensioni a fare la differenza (vedere, al riguardo, i titoli di coda fino alla fine). Un altro elemento sempre presente nei film Pixar e' il ribaltamento dei punti di vista: dare voce a chi nella realta' non ce l'ha. Per poi scoprire che tutto cio' che ci circonda (che sia un robot di plastica, un millepiedi o il mostro peloso che esce di notte da un armadio) e' animato da dinamiche in tutto e per tutto simili a quelle dell'uomo. Questo taglio narrativo, tutt'altro che "naturalistico", permette uno sguardo caustico ma affettuoso sulle pulsioni umane. E cosi' vediamo la coppia di pesciolini felice di poter abitare in un'anemone con vista panoramica, il padre apprensivo a causa dell'handicap del figlio, lo squalo in psicoterapia, il crostaceo con la fissazione per la pulizia, il fondo dell'oceano suddiviso in autostrade con relative uscite ed entrate. La tecnica, inoltre, e' sempre piu' evoluta, con un'opacita' diffusa che rende perfettamente l'idea di un filtro acquoso e sono molte le sequenze davvero strabilianti: l'arrivo della balena, la fuga dalle meduse, il viaggio con le tartarughe e il bellissimo volo sopra Sidney nella bocca di un pellicano. Se proprio vogliamo trovare qualche difetto, il personaggio di Dory, pur nella sua simpatia, e' il meno risolto e ruota intorno ad un'unica idea, cosi' come non aggiunge un granche' il salvataggio finale dalla rete dei pescatori, che trasforma frettolosamente e in modo improbabile Nemo in un eroe. Ma nell'insieme, il quinto film Pixar e' uno spettacolo gustoso, divertente e intelligente, capace di riportare a un primordiale e benefico senso di meraviglia.