Fantascienza, Horror, Recensione

ALIEN – LA CLONAZIONE

Titolo OriginaleAlien Resurrection
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1997
Durata109'

TRAMA

200 anni dopo, scienziati e militari senza scrupoli clonano Ripley per asportare il feto alieno che serba in grembo.

RECENSIONI

Ogni capitolo della saga risorge (il titolo originale) all'insegna della qualità, senza clonazioni (il titolo italiano), cercando un nuovo emblema con sottotesto allegorico e rinnovando la propria estetica nelle mani di autorali registi di genere: dopo il cancro e l'orrore della carne di Scott, l'incubo della maternità (che qui ritorna, amplificato) in hi-tech mozzafiato di Cameron, l'aids e l'apocalisse di Fincher, i produttori e la protagonista chiamano al timone di regia il francese Jeunet, che ridipinge l'astronave con un decor tecno-fatiscente a lui più congeniale, chiama in causa personaggi freaks e grotteschi per veicolare l'amato humour nero, si concede qualche virtuosismo con i plongée o il sorprendente "carrello" nella gola del malcapitato che ospita un alieno. Le sue piccole, divertenti notazioni sarcastiche non inficiano la tensione generale da caccia al topo in trappola, e quest'alchimia è già di per sé miracolosa. Lo sceneggiatore Joss Whedon gli fornisce un nuovo tema su cui sperimentare il binomio mostro/alieno, la clonazione: questa volta mostruosi sono gli umani, mentre l'alieno e Ripley, intrappolati e vivisezionati, sono speculari, così come si riflettono l'uno nell'altro il clone e l'androide. Mentre immagina la solita superbia umana senza scrupoli e replica le fughe per le gallerie con l'alieno alle calcagna, la pellicola non vive di luce propria, ma risorge in grande stile dalla sequenza subacquea in poi: Ripley viene risucchiata in una grande vagina aliena, assiste ad un parto per procura, osserva il figlio, l'essere superiore (un ibrido davvero affascinante), commettere un matricidio. Ad inseguirla fino alla navicella di fuga, stavolta, non è la regina procreatrice di Aliens - Scontro Finale ma il temibile neonato della speranza (punto d'incontro fra due razze). La Weaver riserva per sé un personaggio sempre più ambiguo ed inquietante, spietato ed insieme afflitto, premuroso e dilaniato dall'empatia con due stirpi: torna del tutto umana (accezione negativa o positiva?) quando fissa il corpo risucchiato nello spazio con occhi materni ma decisi. Per la prima volta il genocidio extraterrestre lascia l'amaro in bocca.