AIKI

Anno Produzione2002

TRAMA

Taichi sta per debuttare come boxeur professionista. Per un incidente in moto è costretto sulla sedia a rotelle e la vita gli sembra finita, grazie ad incontri strampalati de interessanti riesce a trovare nuova forza nelle arti marziali, nell’Aiki.

RECENSIONI

Storia di accettazione, crescita e reinserimento nella società, secondo i più classici meccanismi del manga popolare giapponese. Da uno sport individualista come la boxe non può che derivare una sconfitta, l'aiki con il motto di "accetta il tuo avversario" è quello che ci vuole, al contrario, per rinascere ed essere pronti a nuove sfide. Il singolo nella comunità è l'ossessione dei prodotti a fumetti e d'animazione di quella parte d'estremo oriente, lo sport poi diviene l'emblema del mondo del lavoro e…voilà il buon cittadino è formato, pronto per essere il (fiero) miglior anello nella catena di montaggio. Sarcasmo inutile, il nostro, ma molto utile questo reale meccanismo che è riuscito a risollevare una nazione dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale. Taichi è un protagonista simpatico, beve fuma, è timido quanto basta con le donne per divertire, mal sopporta la condizione di paraplegico. La svolta avviene a metà film, se l'inizio prometteva lacrime a profusione il colpo di coda è repentino, con la comparsa del piccolo gangster di quartiere il registro slitta sul comico-grottesco e la pillola viene indorata con piacevole maestria. Sarebbe il caso di domandarsi se il messaggio cui abbiamo accennato sia ancora vispo o, al contrario, sia solo una regola di genere. Tutte e due probabilmente.
La vicenda è ispirata alla vita dell'olandese Ole Kingston Jensen di cui scorrono immagini sui titoli di coda. Tengan Daisuke in realtà è il primogenito di Imamura Shoei, abile nel confezionare questo "karate kid" su due ruote, nel filmare i duelli finali in cui l'aiki ovviamente appare come l'arte marziale più bella, completa, difficile ma immancabile nella vita di chiunque.