AIDE-TOI, LE CIEL T’AIDERA

Anno Produzione2008

TRAMA

Estate 2003, banlieue parigina. Il giorno del matrimonio di sua figlia, la bella e trascurata Sonia perde il marito: per non rovinare la festa cerca un modo per risolvere la situazione. Spaccato di vita a più di quaranta gradi.

RECENSIONI

La lunga estate calda

Il nuovo film di Dupeyron ruota tutto attorno al tema del calore: quello climatico della torrida estate del 2003, quello umano che sprigiona dai corpi quasi sempre scoperti, quello cromatico della virata sul giallo che domina l’assetto compositivo di ogni fotogramma. Nello squarcio di vita che Dupeyron ci racconta il calore è elevato a principio ordinatore: tutto gli è sottomesso, per la sua eccezionalità si infrangono tabù e convenienze, i vestiti si riducono al minimo, ci si lascia trascinare verso l’amore e la morte, come da un’onda che distrugge entro di sé qualsiasi resistenza; come accade a Sonia, la protagonista, che si trova a dover affrontare insieme la morte del marito e il matrimonio della figlia, senza riuscire a gestirli, a dare loro un senso logico, esterno; può solo viverli. I saliscendi del termometro diventano allora il simbolo della potenza della Natura che rivendica il suo carattere assoluto contro la precarietà delle istituzioni umane: è la Ragione che abdica di fronte alla complessità multiforme del divenire naturale, è la coerenza che fallisce in nome della vita che travolge tutto. Assistiamo, con Nietzsche, alla liberazione di Dioniso da forme apollinee delle quali è messa in luce la caducità drammatica: si spalanca allora tanto la festa dei sensi quanto il vuoto disperato, quella incredibile vacuità delle cose umane, qui affidata a uno dei figli di Sonia, attratto dal precipizio, che mina alla base qualsiasi edificio si voglia creare.
Dupeyron è abilissimo, in particolare, nel restituire la stratificazione emozionale dei momenti in cui gli opposti coesistono: è così che nella scena del matrimonio la gioia non si annulla nella disperazione, come in quella delle avances del vecchietto la tenerezza non cancella la perfidia; e se questo può avvenire, e con tale spontaneità, lo si deve anche alle ottime interpretazioni dei protagonisti tra cui spicca quella di Félicite Wouassi. Qualche riserva sul finale, solare in maniera un po’ troppo semplicistica per rappresentare le diverse anime del film.